CUTROFIANO (Lecce) – Si chiude con un’assoluzione il processo a carico di D.A., una badante di 60 anni, di origini rumene ma residente a Cutrofiano, finita sotto processo con le accuse di maltrattamenti, lesioni ed estorsione (reati tutti aggravati) a carico di un’anziana che avrebbe docuto accudire. I giudici in composizione collegiale (Presidente Fabrizio Malagnino) hanno così emesso un verdetto di innocenza così come aveva richiesto la stessa pm di udienza.
Ad avviare le inndagini era stata l’anziana con una denuncia presentata presso la stazione dei carabinieri del paese. I maltrattamenti si sarebbero verificati quando in casa l’anziana era da sola. Approfittando dell’assenza dei parenti la badante avrebbe picchiato più volte l’anziana (una 91enne), stringendole i polsi, strattonandola e spingendola. E minacciata di morte se avesse raccontato quanto accadeva in casa ai suoi familiari. I segni delle percosse sarebbero stati accertati con una serie di consulti medici che havrebbero confermato la presenza di lividi sulle braccia e sulle gambe dell’anziana per le percosse ricevute.
Il 1° aprile del 2017, il 91enne finì persino in pronto soccorso dell’ospedale di Galatina a causa di un trauma cranico spinta dalle scale di casa dalla badante. Sempre sotto minaccia di morte la malcapitata anziana avrebbe dovuto assecondare le continue richieste di denaro che la colf pretendeva: 300 euro oltre alle somme che le venivano corrisposte così come previsto dal contratto con cui era stata regolarmente assunta. “Devi farti dare i soldi altrimenti ti ammazzo”, le avrebbe imposto la badante. E così sarebbe stato per mesi fino a quando l’anziana non aveva più risorse economiche per fronteggiare quelle pressanti richieste.
Pian piano l’attempata signora vinse paura e timori confidandosi con una nipote dando il via alle indagini mentre una perizia accertò una capacità di ricordare i fatti dell’anziana in modo discreto. Il processo non ha però consentito di trovare i necessari riscontri al contenuto della denuncia per emettere una sentenza di condanna. Da sempre l’avvocato Ubaldo Macrì, legale della badante, avevaq sostenuto che la denuncia rappresentasse una vendetta dei nipoti della donna non appena la badante pretese i tfr per i 6 anni di lavoro svolti in casa della loro nonna costituitasi parte civile con l’avvocato Fabrizio Mangia.