Antonio Leonardo Verri è per tutti coloro che lo hanno conosciuto, un uomo, prima ancora che un artista, cui va senza dubbio il merito di aver scompigliato e ravvivato il tessuto culturale salentino con una sferzata di energia trasmessa dalla sua vena poetica e da una mente poliedrica votata all’arte e alla comunicazione.
Nato a Caprarica di Lecce il 22 febbraio 1949, Antonio Verri ha lasciato questo mondo troppo presto, il 9 maggio 1993 a causa di un incidente stradale, ma nel corso della sua vita ha avuto il tempo di essere romanziere, poeta, pubblicista realizzando imprese editoriali destinate a rimanere vive nel ricordo comune ed entrando a pieno titolo tra i “poeti maledetti salentini” e animò il dibattito letterario dell’Avanguardia meridionale.
Famosa la sua performance culturale che lo vide protagonista nei primi Anni ‘80: per 12 giorni consecutivi infatti, riuscì a stampare a Maglie presso “Erreci edizioni” di Pino Refolo, senza alcuna spesa, il “Quotidiano dei poeti” (1989-1992), un giornale di sole poesie, distribuito in giornata grazie al prezioso supporto di amici e conoscenti, a Bari, Napoli, Roma, Matera, Perugia, Milano, Trento e Belluno.
Aderì al Movimento Genetico di Francesco Saverio Dòdaro.
Fondò e diresse le riviste letterarie Caffè Greco (1979-1981), Pensionante de’ Saraceni (1982-1986) che dal maggio 1991 si interseca con un’altra testata: Ballyhoo – Quotidiano di comunicazione, collaborò con la rassegna Sudpuglia (1986-1993), Titivillus (1991-1992) e diresse On Board (1990).
La poesia fu per Antonio Verri continua fonte di ispirazione e da Caprarica di Lecce, città natia in cui tornò dopo un breve soggiorno a Zurigo, organizzò due edizioni di “Al banco di Caffè Greco”, mostra mercato di poesia pugliese e due mostre-letture dedicate una a James Joyce e Raymond Queneau e una incentrata sullo Scrap, ovvero un gioco di scrittura con scarti tipografici.
In collaborazione con Raffaele Nigro, nel 1985 diede vita ad un dramma radiofonico trasmesso dalla Rai di Bari tratto da “Il fabbricante d’armonia”.
Curò inoltre le attività legate al Centro Culturale Pensionante de’ Saraceni e tanto altro avrebbe realizzato, se la morte non avesse incrociato il suo cammino strappandolo alla sua amata terra.
Antonio Verri vive però non solo attraverso le parole di chi lo ha amato e conosciuto, ma anche grazie al “Fondo Verri”, costituito a Lecce con il fine di tutelare, valorizzare e promuovere la poesia, le tradizioni popolari e la ricerca musicale del Salento, mentre a Cursi, nel leccese, subito dopo la sua morte, fu istituito il “Fondo internazionale contemporaneo Pensionante de’ Saraceni”, una biblioteca con oltre 3000 tra volumi, riviste, manoscritti, cataloghi, spartiti e audiovisivi.