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Vendevano il pezzotto a decine di clienti per vedere gratis pay tv in tutto il Salento: 22 indagati

SALENTO – Con il pezzotto in migliaia potevano vedere tranquillamente dal divano del salotto di casa i programmi di Sky. Film, partite, serie tv, programmi on demand. A gestire questo mercato parallelo ai negozi ufficiali sarebbe stata un’associazione a delinquere con ramificazioni un po’ in tutta Italia. Sono 22 gli indagati in un’inchiesta condotta dalla pm della Procura di Roma, Antonia Giammaria che ha consentito di delineare ruoli, compiti e direttive di ogni indagato. I promotori e gli organizzatori, almeno così vengono definiti dagli inquirenti capitolini, sarebbero un certo Roberto Fiorita, residente a Roma insieme a Geremia Sangineto, di Belvedere Marittimo, un comune del Cosentino e a Gianni Ciurlia, di Casarano, in Salento.

Per i militari della Guardia di Finanza sono loro ad aver tirato le fila del sodalizio: procacciavano i collaboratori per fornire strumenti tecnologici e smart card Sky impiegate nel circuito illegale. Capi e sodali avrebbero guadagnato un bel po’ di soldi con i pacchetti di abbonati che riuscivano a far sottoscrivere: “ingenti provviste di denaro mediante ricariche di carte di credito – scrivono gli inquirenti – da persone dislocate su tutto il territorio nazionale incassando proventi per circa 333mila e 800 euro”. Buona parte degli indagati si introduceva abusivamente nel sistema telematico di Sky Italia benché protetto da misure di sicurezza recuperando così in modo del tutto illecito il flusso del palinsesto offerto (eventi sportivi, film, programmi televisivi).

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L’indagine, complessivamente, ha consentito di scovare oltre 2mila clienti finali del cosiddetto pezzotto, lo strumento che permette appunto di intercettare il segnale delle tv streaming a pagamento. L’offerta era apparentemente allettante. All’indomani della rivoluzione che ha stravolto il già complesso panorama delle piattaforme televisive dedicate agli appassionati di calcio (triplicandone le offerte) in molti si sono attrezzati riuscendo a proporre un sistema di contraffazione che permette di bypassare il regolare sistema dei contratti di abbonamento. Un metodo illegale che abbatte nettamente i prezzi di mercato e fa accedere ai contenuti della tv a pagamento.

I centri di trasmissione illegali, localizzati in Svizzera e a Messina, consentivano ai clienti, dietro il pagamento di un corrispettivo mensile compreso tra i 10 e i 15 euro, di vedere illegalmente i contenuti “piratati” delle principali piattaforme pay tv (come Sky ) tra cui programmi on demand, eventi sportivi live, film e spettacoli di intrattenimento, tutti tutelati dal diritto d’autore con un danno stimato, per gli operatori del settore, in almeno 130 milioni di euro. E, nell’avviso, Sky compare peraltro come l’unica persona offesa del procedimento.

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A difendere gli indagati, ci penseranno, tra gli altri, gli avvocati Attilio De Marco, Antonella Toma, Giuseppe De Lorenzis, Mario Urso, David Alemanno, Luigi Provenzano e Paola Scialpi.

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