LECCE – Un’inchiesta per fare luce sulle cause e le eventuali responsabilità sulla morte del medico leccese Francesco Abati, deceduto a soli 53 anni, mentre era in servizio in uno degli ambulatori della Clinica Petrucciani, una delle più conosciute e apprezzate strutture private del capoluogo salentino. Un fascicolo con l’accusa di omicidio colposo a carico di ignoti è stato aperto dal pm Luigi Matroniani e nella giornata di giovedì 29 febbraio il medico legale Roberto Vaglio eseguirà l’autopsia sul corpo del camice bianco. Gli approfondimenti investigativi, come riportiamo in anteprima, sono stati sollecitati dalla stessa moglie di Abati, assistita dagli avvocati Lorenzo Rizzello e Giovanni Pagliarulo, alla luce di un passaggio rimasto sotto traccia ma anche poco chiaro in questa storia: giorni prima al suo decesso, il medico era in casa.
Si sentiva affaticato e con un senso di spossatezza molto forte e, per questo, aveva richiesto lui stesso l’intervento di un’ambulanza del 118. Il personale medico aveva sottoposto Abati ad una serie di accertamenti e anche ad un elettrocardiogramma ma non aveva ritenuto disporne il ricovero. Ecco il camice bianco, a cui erano tanto legati colleghi e pazienti, poteva essere salvato magari con un trasferimento in ospedale per essere tenuto sotto osservazione. Di fatto, Abati è rientrato a lavoro per un eccesso di zelo e di amore per la professione e i suoi pazienti. Ma non stava ancora bene. “C’è tanta rabbia e dolore perché il collega aveva intercettato qualche piccolo campanello d’allarme che, in tanti casi, vengono sottaciuti” ha commentato, il Presidente dell’Ordine dei Medici salentini, Donato De Giorgi.
E nella serata di domenica 18 febbraio, purtroppo, il suo cuore non ha retto mentre si trovava in ambulatorio per il turno di lavoro. Gli ultimi contatti con i familiari risalgono a metà pomeriggio. Circa tre ore dopo, intorno alle 20, la collega subentrante del turno successivo bussa alla porta del suo ambulatorio senza ricevere alcuna risposta. Abati viene trovato riverso per terra, ormai cianotico. A nulla valgono i tentativi di rianimazione e il massaggio cardiaco andati avanti per circa un’ora e mezzo: per lui non c’è più nulla da fare. Dolore e sconcerto in famiglia, incredulità tra i colleghi. Una cascata di post sui social, messaggi di addio, e una cerimonia funebre presso la Chiesa San Matteo, nel cuore del centro storico di Lecce, in cui medici e infermieri del 118 si sono presentati in divisa per un simbolico abbraccio collettivo di ringraziamento e riconoscenza al contributo umano di Abati, ancor prima di quello professionale.