CAVALLINO (Lecce) – Magistratura e politica sullo sfondo di un’emergenza ambientale. Esposti, diatribe politiche, manifestazioni e polemiche per quasi venti anni hanno a lungo rappresentato la cornice alla gestione di una discarica che ha provocato parecchi malumori e l’intervento più e più volte della Magistratura. Sulla discarica di Cavallino c’è un primo punto fermo in virtù delle lunghe e complesse indagini che hanno fatto luce sul controllo della discarica dal 2002 al 2020. Diciotto lunghi anni in cui si sono succeduti due sindaci di Cavallino, che non avrebbero mai del tutto risolto l’emergenza rifiuti sfociata negli anni in un’emergenza ambientale.
Nelle scorse ore, si è concluso il processo di primo grado che si è celebrato davanti alla giudice monocratica della seconda sezione penale Bianca Maria Todaro: sono stati condannati i gestori dellas discarica mentre sono stati assolti i sindaci e il dirigente comunale. Tre anni di reclusione sono stati inflitti ad Antonio Saracino, direttore operativo e referente Ippc (Integrated pollution prevention and control) della piattaforma di trattamento dei rifiuti e discarica; Gino Montinaro, di 66 anni, residente a Lecce, legale rappresentante di “Ambiente e sviluppo scarl” che ha gestito la discarica dal 2001 al 2014 e Giuseppe Cesario Calò, 73 anni, di San Cesario, amministratore unico della Geoambiente srl, la società che ha gestito la discarica dal 2014 e a Franco Mazzotta, chimico consulente dell’impianto; 100 euro di ammenda a Giuseppe Cesario Calò, 71 anni, di San Cesario, amministratore unico della Geoambiente srl, la società che ha gestito la discarica dal 2014.
È stato quantificato anche un risarcimento per la Provincia di Lecce, il Comune di Cavallino (avvocato Flavio Santoro) e Legambiente, costituiti parte civile, da liquidarsi in separata sede, con una provvisionale di 150mila euro per ciascuno. Assoluzione per il sindaco Bruno Ciccarese Gorgoni (assistito dagli avvocati Luigi e Roberto Rella), per l’ex sindaco dal 2006 al 2016 Michele Lombardi (difeso da Donato Sabetta) e per il dirigente del settore Lavori pubblici, Giuseppe Antonio De Giorgi, 61enne di Calimera, responsabile del settore lavori pubblici di Cavallino e Responsabile unico del procedimento per i lavori di bonifica e messa in sicurezza provvisoria delle aree di deposito delle ecoballe (avvocato Andrea Sambati). È stato disposto anche il ripristino dello stato dei luoghi. Le accuse, a vario titolo, erano quelle di inquinamento ambientale, getto pericoloso di cose, gestione non autorizzata di rifiuti.
Le conclusioni di un lungo lavoro investigativo condotto in prima linea dalla Sezione di polizia giudiziaria aliquota Carabinieri insieme alla polizia provinciale e all’Arpa sono state coordinate dalla procuratrice aggiunta Elsa Valeria Mignone. Sopralluoghi, prelievi nella falda, acquisizione di una mole impressionate di carte hanno permesso di ricostruito la gestione della discarica a partire dal 2002 quando l’allora Commissario Delegato per l’emergenza ambientale della Regione Puglia Raffaele Fitto aveva inizialmente deputato la piattaforma allo stoccaggio temporaneo. In quella discarica, che sorge nei pressi di Masseria Guarini, gli indagati avrebbero adibito l’area estesa su una superficie complessiva di 8mila e 472 metri quadrati a deposito permanente di ecoballe per un volume complessivo di ben 59mila e 90 metri cubici di cui 28mila e 108 mc sotto il piano di campagna e 37mila e 937 mc in sopraelevazione.
Ecoballe tuttora presenti, contesta la Procura, per complessivi 48mila e 780 metri cubici di rifiuti con impermebializzazione assolutamente inadeguata al contenimento. Da qui la contestazione degli inquirenti: gli indagati avrebbero realizzato una discarica abusiva senza rimuovere le ecoballe nonostante fosse terminata la fase emergenziale con l’avvio del ciclo dei rifiuti nel 2009 e nonostante fosse stato attivato l’impianto di produzione di Css (combustibile solido secondario) dalla frazione secca derivante dal trattamento di Rsu (rifiuti solidi urbani) di tutta la Provincia di Lecce.
Tale gestione, protrattasi negli anni, avrebbe determinato altri effetti collaterali quali un deterioramento significativo del suolo con un accumulo di liquidi all’interno della discarica presente anche nei pozzetti di ispezione del percolato, certamente inquinato dal contatto diretto con le ecoballe, con contenuto salino; un elevato quantitativo di percolato (403 mg/l); un’anomala concentrazione di ammoniaca (280 mg/l); un eccesso di ferro, manganese e benzene determinando di fatto anche emissione di odori molesti nei paesi limitrofi. Un problema, quest’ultimo, che ha avuto pesanti ripercussioni nel vissuto di migliaia e migliaia di residenti.
Per un monitoraggio autonomo era stato istituito anche un comitato di liberi cittadini che ha sollecitato più volte controlli e accertamenti di Procura e Arpa che in questi anni hanno avviato monitoraggi costanti per comprendere le falle nella gestione. Il collegio difensivo era completato dagli avvocati Fritz Massa, Antonella Corvaglia, Viola Messa e Stefano Chiriatti.