Costringeva la compagna e le due figlie piccole che la donna aveva avuto da un precedente matrimonio ad alzarsi alle 4 della notte per andare a lavorare nei campi. E se arrivavano in ritardo in campagna erano botte e punizioni. Un contadino di 34 anni, residente in un paesino del Salento, si comportava come un padre-compagno padrone. Da dieci anni, tra le pareti domestiche, aveva instaurato un clima di paura e di terrore. Fino a pochi giorni fa quando una delle due figliastre minorenni non ha raggiunto la caserma dei carabinieri del paese per confidare gli abusi. Fisici e psicologici.
Accompagnata dalla nonna e dalla zia, come un fiume in piena, ha raccontato il clima di vessazioni e ed umiliazioni che il patrigno metteva in atto e l’obbligo di svegliarsi nel cuore della notte per andare a lavorare in campagna. Per svolgere un’attività quella agricola sfiancante e usurante. Ora l’uomo è stato denunciato con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, reati entrambi aggravati ed è stato nel frattempo allontanato dalla casa familiare. “I dati acquisiti – si legge nell’ordinanza a firma del gip Angelo Zizzari – fanno emergere un grave quadro indiziario a carico dell’indagato che, animato dal morbosi e ossessivi impulsi violenti e vessatori, ha sottoposto i propri familiari a pesanti afflizioni più volte ricorrendo ad ingiurie, minacce, dimostrando una forte inclinazione ad usare la violenza verbale, e, particolarmente, quella fisica”.
Gli abusi sono incominciati con l’inizio della convivenza. L’uomo impediva alle donne di manifestare il proprio pensiero. Non permetteva a nessuna di loro di uscire di casa, neanche per andare a salutare i parenti togliendo a tutte il cellulare. E se disattendevano le sue pretese, erano botte: schiaffi, pugni, tirate di capelli, piatti in testa, lividi, escoriazioni e finanche fratture degli arti. È accaduto quando la compagna era in gravidanza di uno dei tre figli nati negli anni della convivenza: dopo un litigio, le botte con la donna costretta a ricorrere alle cure in ospedale; nel 2019 impediva alla nonna e alle zie della figliastra di partecipare alla sua comunione privandola del piacere di festeggiare assieme ai parenti; solo un anno fa, nel 2023, impedì alla compagna di partecipare alla serata di addio a nubilato della sorella; nel settembre sempre di un anno fa, a margine di una discussione con la convivente, picchiò una delle figliastre che si era intromessa a difesa della madre, provocandole lividi in varie parti del corpo.
Pochi giorni fa, gli ultimi gravi episodi: il 1°aprile, dopo aver saputo che la figliastra aveva trascorso il giorno di Pasquetta al Parco Gondar, a Gallipoli, senza la sua “autorizzazione” la picchiò “per affermare la sua autorità”. Giorni dopo, il 12 aprile, ennesima aggressione nei confronti della ragazzina. E nell’ordinanza, il contadino viene tratteggiato come un “soggetto irascibile e privo di autocontrollo, solito tenere comportamenti offensivi, aggressivi, ed estremamente violenti nei confronti dei familiari conviventi”. L’uomo, difeso dall’avvocato Mirko De Luca, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ad assistere la compagna, invece, l’avvocato Carmine Giovanni Miglietta.