LECCE – La manovra passa con 15 voti favorevoli, 2 assenti (Fabio Valente e Carmen Tessitore) e 16 astenuti. Sono richiesti nuovi sacrifici ai leccesi: imposte al massimo. Ma c’è anche il taglio delle indennità di consiglieri e assessori. Non ci sarà bisogno di chiedere i soldi al Fondo di rotazione, come già detto. Bisogna partire dai numeri per capire la situazione attuale: il centrodestra è passato a 17, con l’indisposta Carmen Tessitore, che oggi non era in Aula. Poi ci sono i due consiglieri M5S e Andare Oltre che fanno i battitori liberi. La consigliera Laura Calò, al termine della discussione sulla manovra, esprime tutta l’amarezza di Prima Lecce per le decisioni prese dal sindaco Carlo Salvemini. “Negli ultimi tempi abbiamo assistito increduli a un agire politici schizofrenico – attacca la consigliera – Abbiamo chiesto di essere ascoltati e abbiamo ottenuto risposte inconcludenti e deludenti”. Per i consiglieri di Prima Lecce quello che è avvenuto in Piazza Libertini e ai Teatini (“trasformati in un’area circense”) è una grande ferita. “Abbiamo chiesto l’adozione del piano traffico e ci siamo ritrovati con la chiusura di qualche strada – ha chiosato la consigliera Calò – Nessuna strategia programmatica che abbia coinvolto il consiglio, solo una conferenza stampa per l’apertura dei parcheggi in Via De Pietro: intervento realizzato, tra l’altro, da privati”. Spiegando che si avverte un senso di “compressione” della città derivante da “motivazioni ideologiche” Prima Lecce ha annunciato la sua astensione rientrando così ufficialmente nel centrodestra dove l’influenza del senatore Roberto Marti è sempre più forte.
I mal di pancia dei tre ex transfughi del centrodestra si uniscono a quelli di Fragola nel Consiglio comunale odierno: il risultato è che il sindaco ufficialmente non ha la maggioranza. Non ci sono i numeri politici, ma esistono dei numeri certi economici, secondo l’amministrazione, per questo l’opposizione non può dire di no alla manovra “lacrime e sangue”: possono solo astenersi per non mandare verso il dissesto la città. Il ricorso sistematico agli anticipi di tesoreria sistematici, secondo il sindaco, rappresenta un fatto oggettivi, come il disavanzo da 31 milioni di euro. “Non aver voluto accedere al Fondo di rotazione ci libera da molti vincoli” – puntualizza Carlo Salvemini. Il sindaco non si pente dell’alleanza con “Prima Lecce”: “Lo rifarei. Devo ringraziarli per quello che hanno fatto. Credo di non averli mai fatti sentire in imbarazzo”.
Un cappio al collo: è questa la metafora che invece utilizza Paolo Perrone per descrivere la scelta di procedere con questa manovra. “Un piano di riequilibrio che il centrodestra è costretto ad approvare per non provocare il dissesto – puntualizza il capo dell’opposizione – Un’operazione abnorme”.
“Abbiamo superato problemi ben più grandi di quelli che hai avuto tu – attacca l’ex sindaco in Aula, che è ancora convinti che la situazione non sia così tragica come la dipinge chi governa. “Siamo l’unico Comune d’Italia che copre con un fondo svalutazione più dei debiti che ha. Il Comune sfora solo 3 criteri su 10. La Corte dei Conti non ci ha chiesto questo intervento. Avete approvato 3 equilibri di bilancio prima di dirci che c’erano 30 milioni di debito: ve ne siete accorti solo oggi, dopo che ci avete detto che il bilancio era in equilibrio?”.
Critiche aspre anche sul recupero dei crediti: “C’è un ritardo nelle riscossioni. Sull’Imu su 29 il Comune ne ha riscossi solo 17. A settembre dicevate che c’erano 7 milioni di disavanzo, poi ne avete riconosciuti solo 2. Registriamo soddisfatti che avete rinunciato al Fondo di rotazione: questo dimostra che non c’era bisogno di questa operazione. È solo maquillage contabile. Il Comune incassa 4 milioni di Tari in più: questo soldi saranno restituiti ai cittadini o rimarranno in bilancio?“.
“Dopo un anno e mezzo di questa amministrazione è tempo di bilanci – commenta il segretario di Forza Italia, Paride Mazzotta – Un’amministrazione nata con una maggioranza sconfessata dalle sentenze del TAR e del Consiglio di Stato e che ha dovuto fare i conti con l’anatra zoppa. Il sindaco per cercare di avere i numeri in consiglio ha fatto retromarcia su vari temi sui quali era uscito prepotentemente sulla stampa. I proclami sono stati disattesi. Quell’aria di cambiamento che era stata il leitmotiv della vostra campagna elettorale si è dimostrato un fallimento. Avete cambiato, ma in peggio. Per tutti questi motivi, noi di Forza Italia confermiamo anche qui in aula quello che abbiamo sempre sostenuto sui media: siamo pronti a chiudere questa esperienza amministrativa”.
All’intervento di Paolo Perrone risponde per le rime il capogruppo Pd, Antonio Rotundo, che difende a spada tratta l’operato dell’amministrazione Salvemini: “Come la vicenda Lupiae sarà portata a risultati positivi, così anche l’eredità pesante che Perrone ha lasciato alla città viene affrontata con un documento che viene dagli uffici di questo Comune, con numeri certificati dai funzionari con cui lavoravano anche loro. Perché si contesta un dato reale? Perché Perrone come ex sindaco si rifiuta di prendere atto del suo fallimento. Prendiamo atto della vostra astensione: 31 milioni di debito ci costringono a questa strada obbligata dello strumento straordinario. Voi siete stati un argine al cambiamento. Voi siete senza prospettiva, in un vicolo cieco, per questo non votate contro la manovra. Non c’è una proposta alternativa alla nostra delibera”. Tutto va come previsto, anche il dibattito in Aula non è che una ripetizione di quello che si era già detto in commissione bilancio. Salvemini riflette ancora: non ci sono le dimissioni ufficiali. Intanto, il centrodestra raccoglie le firme per la sfiducia sperando che questa volta nessuno si tiri indietro all’ultimo istante, a costo di andare tutti insieme a casa di Carmen Tessitore.