CAVALLINO/LECCE – In molti stanno imparando a conoscere l’acronimo ADHD, ovvero il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, uno dei più diffusi disturbi neurocomportamentali. Oggi se ne parla di più anche a scuola: l’opinione pubblica è più preparata. Parliamo di un disturbo che si manifesta durante la prima infanzia, colpendo tra il 3% e il 5% dei bambini al di sotto dei sette anni, con un rapporto di 3 a 1 per i maschi rispetto alle femmine. Presenta due classi principali di sintomi: la disattenzione e l’iperattività/impulsività i quali condizionano la funzionalità nella vita quotidiana.
Ma che cosa succede se la persona in questione è un adulto? A questa è ad altre domande oggi risponde la dottoressa Selenia Greco, Neuropsicologa Clinica e Forense, Responsabile area neuropsicologia e neuromodulazione del Dipartimento di Neuroscienze del Centro Calabrese di Cavallino.
“L’ADHD colpisce il 3-4.5% della popolazione adulta, difatti gli studi prospettici ci permettono di affermare che sia un disturbo in grado di proseguire lungo tutto il percorso di vita e pertanto da considerare cronico, con non poche difficoltà per la persona che ne è affetta.
Oltre al tipico corredo sintomatologico infantile, la condizione è aggravata da una serie di sintomi che comportano numerosi problemi psico-sociali e relazionali collegati principalmente al senso di noia esasperante e di insoddisfazione. Una delle conseguenze è che gli adulti con ADHD hanno spesso problemi relazionali a causa della loro difficoltà ad organizzare azioni e comportamenti, generando risentimento in chi si relaziona con loro. Inoltre, il loro temperamento ‘esplosivo’ genera maggiore labilità e disregolazione emotiva, che di certo non agevola il loro stare al mondo.
Tra i sintomi più comuni e frequenti ritroviamo disattenzione e disorganizzazione cronica che si manifestano con facile distraibilità, incapacità nel mantenere l’attenzione per un’attività impegnativa o per un lungo periodo, eccessiva difficoltà nel portare a termine un compito o tendenza ad evitare quelli che richiedono uno sforzo prolungato, precarietà mnestica, tendenza a dimenticare le informazioni e caos nella pianificazione di un pensiero o di un’azione/comportamento.
A questo si accompagna l’impulsività sia verbale che non verbale con iperattività motoria, difficoltà a stare seduti e rilassati, superficiale calcolo dei rischi/benefici e difficoltà a rispettare le regole conversazionali, difatti queste persone tendono ad interrompere spesse volte i loro interlocutori.
Sono presenti anche notevoli incapacità ad elaborare un contenuto mentale che riguarda se stessi, gli altri e quindi le relazioni con le altre persone, generate da una più sottostante difficoltà a mentalizzare ed empatizzare, con la diretta conseguenza di una facile risposta al senso di frustrazione con crisi di collera verbale e comportamentale, non spiegati o non giustificati dall’evento.
Inoltre è presente un comportamento provocatorio, la tendenza a porsi in situazioni di rischio e a violare le regole sociali. Infine, ma non per importanza, si è riscontrata la tendenza a sviluppare comportamenti compulsivi e di dipendenza, come quella da alcol e sostanze. Ecco che un semplice aperitivo si può tradurre in una bevuta compulsiva di una quantità spropositata di alcol (molti miei pazienti mi riferiscono di poter bere fino a 10 e più birre in circa due ore, per poi di concludere con l’assunzione di sostanze psicoattive come la cocaina).
Rispetto a quest’ultimo punto, una recente analisi ha evidenziato che oltre il 15% degli adulti con ADHD hanno una storia di dipendenza (o l’hanno avuta fino all’anno precedente) da alcol e/o droghe, ovvero il triplo rispetto alla popolazione senza ADHD. Questo è un dato importante che noi già riscontriamo in moltissime storie di tossicodipendenza nei pazienti che si recano presso il nostro dipartimento e che ci impone di intervenire al meglio, generando in primis conoscenza e consapevolezza.
Gli adulti con ADHD sono smart, sovente considerati poco intelligenti perché lavorano in modo diverso e disorganizzato rispetto al resto della popolazione. Tuttavia, la maggior parte presenta un pensiero gestaltico, non lineare, una spiccata intelligenza e creatività rispetto alle persone senza ADHD. Dall’esterno queste persone sono colpevolizzate di non volersi impegnare e di essere superficiali: quanto è generato da un disturbo viene interpretato come un’azione e una scelta volontaria. Ecco perché rivolgersi ad uno specialista.
La terapia elettiva è di certo quella psicologica che permette di agire su tutti i piani della persona, dal cognitivo al comportamentale al fisiologico, affinché possa apprendere funzionali modalità e strategie di gestione dei comportamenti alterati. A questo è possibile affiancare specifiche terapie per i disturbi correlati, come la stimolazione magnetica transcranica per l’estinzione di eventuali dipendenze. Inoltre, frequentemente l’ADHD presenta una scarsa risposta farmacologica: il 20-30% ha resistenza ai farmaci, che causano anche una serie di effetti collaterali quali cefalea, insonnia, anoressia e disturbi gastrointestinali. Per tutti questi motivi è fondamentale che il trattamento sia guidato verso tutte le funzioni compromesse e riguardi tutte le dimensioni implicate: cognitiva, emotivo-affettiva, comportamentale, relazionale e fisiologica.
Se ritieni che il tuo bambino o tu stesso possa essere affetto da ADHD contatta oggi stesso un esperto. La nostra equipe multidisciplinare vede l’integrazione di neuropsicologi, psicologi, pedagogisti, tecnici di neurofisiopatologia, neurologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili ed è attiva ed operativa presso il Dipartimento di Neuroscienze Calabrese a Cavallino (LE), uno spazio dedicato alla diagnostica integrata funzionale (EEG, EMG, e valutazioni neuropsicologiche multidimensionali che affiancano le visite mediche) e alle terapie d’avanguardia abbinate dalle nuove tecnologie in ambito clinico con l’applicazione delle metodiche di neurostimolazione e neuromodulazione, tra cui stimolazione magnetica transcranica (rTMS), stimolazione elettrica a corrente diretta (tDCS), fotobiomodulazione trancranica (NIR) e dalle prescrizioni che prevedono l’utilizzo della cannabis terapeutica.
Per informazioni e contatti potete scrivere una mail a neuroscienze@xraycalabrese.it , mandare un whatsapp al 335.5640434 o 348.4371185, chiamare al 335.1681434 o al telefono fisso 0832.613111”.