NAPOLI/LECCE – C’è anche il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Andrea Guido, ex assessore all’Ambiente del Comune di Lecce, tra le 52 persone arrestate nella notte dai Carabinieri del Ros e dal Gico della Guardia di Finanza, nell’ambito di un’inchiesta contro il clan Moccia di Napoli.
Il consigliere Guido è finito agli arresti domiciliari con l’ipotesi di reato di corruzione, poiché avrebbe cercato di favorire un’impresa, legata proprio al clan Moccia, affinché ottenesse un appalto del comune per lo smaltimento di olii esausti.
Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip di Napoli, come detto, hanno raggiunto 52 persone (36 finite in carcere, altre 16 ai domiciliari). Cinque, invece, la misura del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa.
Gli indagati – secondo quanto riferiscono congiuntamente Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza – rispondono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita ed ancora autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, favoreggiamento, con l’aggravante di avere agevolato il clan napoletano dei Moccia.
Contestualmente agli arresti, il Gico della Finanza di Napoli ha eseguito ulteriori due misure del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni mobili, immobili e di quote societarie, per un valore di circa 150 milioni di euro.
Stando alle carte dell’inchiesta, Guido è accusato di avere intascato indebitamente la somma contante di 2.500 euro (quale anticipo di una somma concordata di 5.000 euro) da Mario Salierno, Giuseppe D’Elia e Francesco Di Sarno – quest’ultimo uomo di fiducia di Antonio Moccia, uno dei fratelli a capo dell’omonimo clan – ai fini di far acquisire a quest’ultimo del servizio di raccolta dell’olio di origine alimentare esausto nelle città di Lecce e negli altri comuni rientrati nel Consorzio dell’Aro 1/LE. In questo modo, avrebbero escluso le due imprese che gestivano precedentemente il servizio presso l’isola ecologica della città d Lecce. Il tutto – stando all’Accusa – sarebbe stato compiuto “con la comune consapevolezza e volontà di agevolare l’affermazione degli interessi economici e del potere economico-criminale del clan Moccia in Puglia”, con l’obiettivo quindi di incrementarne la forza economica e finanziaria”.