LECCE – La situazione emergenziale della sanità pugliese non si arresta, mentre continuano a nascere case di comunità (della salute, che sono già un flop pagato con i soldi del PNRR) senza medici in più da impiegare. Dai pronto soccorso ai 118, fino alle RSA: si lavora in emergenza, con scarse risorse e grazie al sacrificio di pochi. “Mentre le Asl pugliesi, in piena campagna elettorale, fanno una mitragliata di avvisi pubblici che suonano come vere e proprie infornate, le notizie quotidiane sul servizio sanitario sembrano un bollettino di guerra – attacca il consigliere regionale di minoranza Paride Mazzotta (F.I.) – Oggi i sindacati denunciano la situazione all’ospedale di Copertino, dove la tac è ferma e questo ha provocato il caos al pronto soccorso, con pazienti costretti ad attendere ore e ore. Un vero calvario. Non è finita qui, altra denuncia: a Scorrano non ci sono ambulanze a servizio dell’ospedale. O meglio, c’è un mezzo parcheggiato in stato di abbandono da due anni, ma nessuno è operativo. Il che significa che è compromessa non solo la risposta alle emergenze, ma anche la funzionalità dell’ospedale. Sono solo due delle tante crepe del sistema nell’azienda salentina e che si aggiungono ad un problema che si continua a sottovalutare: siamo in piena estate e le presenze nel nostro territorio aumentano vertiginosamente. Un incremento di utenza che nessuno sta gestendo adeguatamente per l’ennesimo anno, mancando una programmazione in grado di rispondere con efficienza alle richieste”.
I medici effettivi sull’auto medica del nuovo Fazzi sono solo due e due altri nel “vecchio Fazzi”, quando mancano il mezzo di soccorso resta fermo. Mancano medici, ma le emergenze si affastellano. Le ambulanze, invece, escono tante volte senza medico, con i soli soccorritori. Il personale manca nel 118, soprattutto infermieri e medici. “La situazione è critica, rischiamo di far lavorare gente senza esperienza e di scaraventarla di fronte a dei codici rossi, con danni seri per tutti”, commenta un’addetta ai lavori. Sono state bloccate le assunzioni per anni nella sanità, i pronto soccorso si sono svuotati, l’emergenza è diventata la normalità. Abbiamo chiuso ospedali con la promessa tradita di far diventare efficienti i grandi poli, ma erano tutte chiacchiere.
IL DRAMMA DEGLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI E IL RISCHIO LICENZIAMENTI NELLE RSA
Uno degli aspetti emergenziali collegati all’emergenza ospedaliera è quello delle RSA, dove vengono ricoverati gli anziani non autosufficienti (sempre che si abbiano le risorse per farlo!). Centinaia di anziani pugliesi affollano gli ospedali, solo perché non hanno delle strutture che possano gestire le loro cronicità: così tutto il sistema va in tilt e si spendono il doppio delle risorse. Le residenze socio assistenziali costano troppo, la sanità non applica la legge sui malati di Alzheimer (quelli gravi dovrebbero essere tutti a carico dello Stato) e troppe famiglie sono costrette a gestire questi soggetti fragilissimi in casa, rivolgendosi troppo spesso ai nosocomi e curandoli male. E cos’altro possono fare? Le tariffe aumentano e non tutti hanno i soldi per mantenere il proprio caro all’interno di strutture specializzate. Ma ultimamente anche le RSA annaspano: le loro tariffe non vengono aggiornate da anni, da quando non era ancora scoppiato il COVID e non c’erano le guerre in Ucraina e a Gaza. Ecco perché troppe strutture stanno pensando a un taglio netto di posti di lavoro: una vera emergenza occupazionale rischia di scatenarsi in Puglia. Ciò nonostante, le associazioni di categorie si sono mosse e stanno dialogando con l’assessore alla sanità, Raffaele Piemontese, che ha promesso a breve di portare una proposta di delibera per l’adeguamento delle tariffe sul tavolo delle trattative. Ancora una volta si attende, come le infinite attese per gli accreditamenti (durano anche da 10 anni), quando si potrebbe optare per accreditamenti veloci e liberare molti posti letto in più, visto che c’è tanta gente in lista d’attesa. Le soluzioni ci sono, la volontà politica c’è? Staremo a vedere.