Quasi tre ore di dibattimenti in Assise comunale ieri sera e solo tre argomenti discussi a fronte dei 64 previsti. Ordini del giorno, interpellanze e mozioni che attendono pazienti di essere discussi, alcuni dal lontano 2008. Ed è in questa cornice che il consigliere di maggioranza, Marcello Ferrara, ha proposto la modifica
dell’articolo 30 comma 3 dello statuto del Consiglio comunale che prevede un intervento di 15 minuti per ogni componente dell’Assise. La riduzione dei tempi di intervento a 5 minuti ha scatenato in aula Consiliare la reazione di molti; l’animo più esagitato è parso quello della consigliera Io Sud Ciccia Mariano che ha trovato assurda e grave la proposta di voler “imbavagliare” il dibattito pubblico, in un periodo in cui c’è bisogno della vivacità culturale e degli scambi d’opinione.
La Mariano ha provocatoriamente lanciato la proposta del televoto da casa per ovviare alle lungaggini dei lavori che, secondo la stessa, si potrebbero accorciare non togliendo spazi alle parole ma alle distrazioni inutili. E su questo punto, il secondo in ordine di discussione dopo l’approvazione della modifica del Regolamento Edilizio Comunale, si è dibattuto paradossalmente per più di un’ora. Il consigliere Pd Carlo Benincasa ha denominato il provvedimento “la politica del carciofo”, convinto che non servirà a snellire bensì a creare uno strappo tra maggioranza e opposizione, quest’ultima impedita nella sua funzione principale. Ancora più provocatorio il consigliere del Centro Moderato Pankiewicz che ha chiesto l’immediato ritiro della proposta, pena l’istituzione di uno sportello per il testamento biologico. Dello stesso avviso Antonio Torricelli del Pd, che trova la soluzione nel cenno del Presidente del Consiglio o nello spegnimento del microfono ma, di concerto con i colleghi dell’opposizione non ammettono modifiche dell’attuale regolamento.
Nettamente contrari i consiglieri Montinaro e Carlà, il primo che lamenta l’incompletezza di tutti i Consigli e l’altro che, prosaicamente, definisce l’Assise “una pagina triste della storia comunale di Lecce”. L’intervento del sindaco ha sedato un po’ gli animi. Perrone non si è schierato ma ha obiettato che qualcosa nel Consiglio non va dal momento che alcune delibere non vengono discusse per anni. Non vede nella proposta della maggioranza un pretesto per zittire l’opposizione e ha ricordato che in molte Assise, dal Parlamento italiano a quello europeo, c’è la necessità di stringere i tempi di discussione. Il presidente Pisanò, dopo un estenuante dibattimento ha consigliato al proponente Ferrara, che ha accettato, il ritiro per rimodulazione della proposta.
Ha fatto discutere animatamente anche l’Approvazione del Piano programma per i Servizi Sociali. Duramente attaccato il direttore Antonio Carpentieri dai consiglieri di opposizione che rivendicano maggiori controlli per un organo che costa 4 milioni di euro l’anno ed eroga servizi scadenti. Paola Povero ha chiesto chiarimenti in merito a diversi punti, suscitando le ire di Martella che ha trovato gravi e ingiuriose le supposizioni della collega Povero e ha invitato la consigliera a denunciare qualsiasi irregolarità derivante dagli organi che compongono i Servizi sociali. Il piano è stato approvato con 21 voti favorevoli e 10 contrari. Gli altri 61 punti da discutere si aggiungeranno a quelli di prima convocazione nel prossimo Consiglio.