Nate dalla costola di Adamo, secondo l’Antico Testamento, ma preistorico simbolo di fertilità; emblema della famiglia ma anche del peccato originale; lodate dall’Amor Cortese nel Dolce Stil Novo, ma tacciate di stregoneria dopo neanche un secolo.
Ancora vittime di pregiudizi tutti racchiusi nell’epiteto “il sesso debole”, ma alle volte troppo emancipate da aver quasi perso il fascino del mistero. Come diceva Oriana Fallaci “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai”.
Audrey Hepburn
Divenne celebre nel periodo in cui si contendevano la scena Marilyn, la bionda dirompente che amava la luce dei flash e mostrare le sue generose forme, e Liz, la diva dagli occhi viola che collezionava uomini e diamanti. Ma con questi mostri sacri dello star system hollywoodiano, lei, Audrey Hepburn, aveva davvero poco a che fare. Una bellezza eterea, raffinata, mai scontata, era introversa, e non amava mettere in piazza la sua vita privata, tanto che ad un certo punto della sua carriera, quando decise di ritagliarsi un po’ di spazio per se e per la sua famiglia dichiarò: “Se fossi occupata a lavorare come attrice, mi sentirei come se stessi derubando la mia famiglia, mio marito e i miei figli, derubandoli dell’attenzione che dovrebbero ricevere”.
Audrey Kathleen Ruston nasce a Bruxelles nel 1929 da padre inglese e madre olandese di nobili origini. Un’infanzia errabonda a causa del lavoro del padre, poi la separazione dei genitori e Audrey, la madre e i suoi fratellastri si trasferirono ad Arnhen pensando trovare un rifugio sicuro dal nazismo che poco dopo giunse anche lì.
Dopo una breve tappa ad Amsterdam si recò a Londra per poter realizzare il suo sogno: diventare un’étoile della danza, ma Marie Rambert, nota insegnante di danza classica, le disse che probabilmente scarso allenamento e malnutrizione legati al periodo nazista, così come anche la sua altezza, avrebbero penalizzato fortemente la sua carriera.
Fu in quel momento che decise di tentare la strada della recitazione. Un documentario educativo, numerosi musical, pièce teatrali e poi il debutto sul grande schermo con “One wild Oat”, seguito da “Secret People” nel 1952, dove interpretava il ruolo di una ballerina.
La svolta era dietro l’angolo, Audrey era un talento innato, non solo sapeva recitare, ma la sua classe, il suo impegno, la sua figura estremamente esile, delicata e molto dolce nelle vesti della Principessa Anna in “Vacanze Romane” trovarono subito il favore del pubblico e della critica. Il suo provino scacciò l’idea della Paramount di Liz Taylor come protagonista, e ciò le valse l’Oscar. Erano solo gli esordi della sua carriera, da lì a poco ricevette un’altra nomination per l’interpretazione di Sabrina nel film di Billy Wilder, che la consacrò come una delle più grandi attrici dello star system hollywoodiano.
Trovò l’amore sul palcoscenico, era nei panni di Ondine, recitando al fianco dell’attore e regista Mel Ferrer, che sposò poco dopo; nel frattempo si guadagnò non solo un Golden Globe come migliore attrice, ma anche un Henrietta Award come migliore attrice del cinema mondiale.
“Cenerentola a Parigi”, “Arianna”, “La storia di una monaca”, che le valse la terza nomination all’Oscar e mise a tacere anche le bocche più maligne che collegavano il suo successo al suo stile sofisticato più che al suo talento cinematografico, e poi il celebre “Colazione da Tiffany”, che ne ha fatto una vera e propria icona, arricchendo la sua bacheca dell’ennesima nomination all’Oscar e di un David di Donatello, e ancora “Sciarada” e la memorabile interpretazione di Eliza Doolittle in “My fair lady”.
Il divorzio da Mel Ferrer, poi il matrimonio con Andrea Dotti, psichiatra italiano, e una gravidanza difficile la portarono ad allontanarsi dalle scene. Nel 1982 naufragò anche il suo secondo matrimonio, e decise di dedicarsi alla causa umanitaria, si trasferì in Svizzera convivendo con l’attore olandese Robert Wolder, e divenne “l’ange des enfants”, compiendo missioni con l’UNICEF in Bangladesh, Etiopia, Sudan, Vietnam, America Centrale e in Somalia.
Si spense a soli 63 anni, a causa di un tumore, un’altra stella nel cielo di Hollywood, e tanti orfani, non solo i suoi due figli, ma tutti i bambini che assisteva e amava che hanno perso precocemente quell’eterna ragazzina con gli occhi color cerbiatto e la frangia sbarazzina che li amava tanto.