“Li abbiamo presi dopo neppure un mese, eppure non abbiamo la sfera di cristallo”. E’ visibilmente soddisfatto il procuratore capo Cataldo Motta, consapevole dell’ennesimo successo ottenuto contro la criminalità organizzata. In mattinata, infatti, sono stati arrestati dai carabinieri e dagli uomini della squadra mobile della Questura di Lecce gli autori della gambizzazione di Davide Vadacca, il 30enne leccese, ferito a colpi di pistola nel piazzale della stazione di servizio Esso, all’imbocco della statale Lecce-Brindisi.
Si tratta di due leccesi, Simone Francesco Corrado di 31 anni e Alessandro Sariconi 34enne, arrestati in un blitz congiunto, avvenuto nel corso della notte. Carabinieri e polizia hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei due, ritenendoli gli autori della gambizzazione del Vadacca, considerato dagli investigatori il successore del boss Roberto Nisi, arrestato nel corso dell’operazione “Cinemastore”.
Corrado e Sariconi (il primo ben noto alle forze dell’ordine, poiché coinvolto nell’operazione “Augusta” e recentemente rinviato a giudizio nel corso del maxi-processo per il 416 bis, il secondo con precedenti) sono finiti in carcere con l’accusa di lesioni gravi, per il ferimento di Davide Vadacca, raggiunto alla gamba sinistra da 4 colpi di pistola calibro 22.
Ad incastrare i due sicari sono state alcunele testimonianze e le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza, dalle quali gli investigatori hanno estrapolato elementi che, alla fine, hanno finito per stringere il cerchio attorno ai due leccesi.
Il ferimento del 30enne leccese, coinvolto nell’ambito dell’operazione “Little Devil” e condannato nel 2011 ad un anno di reclusione, aveva aperto una serie di attentati e rivendicazioni incrociati tra i gruppi rivali, che avrebbero voluto mettere le mani sul traffico di sostanze stupefacenti nel capoluogo. È in questo contesto che il Procuratore capo della Repubblica Cataldo Motta ha inserito la “guerra tra clan”, scoppiata dopo la gambizzazione di Vadacca che, interrogato dagli investigatori, avrebbe tentato di depistare le indagini fornendo una versione dei fatti completamente diversa.
Dopo quel giorno, infatti, si susseguirono una serie di attentati. Un botta e risposta tra bande rivali: il 5 novembre fu dato alle fiamme un chiosco di frutta e verdura in via Monteroni, di cui è dipendente Alessandro Sariconi (che godeva di un permesso speciale per allontanarsi dalla sua abitazione – dove era ai domiciliari – proprio per andare a lavorare).
L’undici novembre, invece, ignoti esplosero alcuni colpi di pistola contro l’abitazione di Vadacca, in via Flumendosa, danneggiando anche la sua auto. Il giorno successivo, invece, sei colpi di pistola furono indirizzati contro la saracinesca della palestra “Salento Fitness” in via Pitagora, a Lecce, di proprietà di Alfredo Corrado, padre di Simone: un botta e risposta che aveva creato un certo allarme sociale nella popolazione, spaventata dal fatto che a Lecce “si fosse tornato a sparare”.
Corrado e Sariconi, più volte fermati insieme durante i controlli di polizia e carabinieri, sono stati prelevati nel corso della notte dalle loro abitazioni ed accompagnati in carcere. Lunedì mattina, i due arrestati – Corrado difeso dagli avvocati Francesco D’Agata e Francesco Vergine e Sariconi dagli avvocati Pantaleo Cannoletta e Giancarlo Dei Lazzaretti – compariranno davanti al gip, per l’interrogatorio di garanzia.
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