Cgil, Cisl, Uil di Lecce nell’aderire alla giornata mondiale contro la violenza sulle sulle donne nell’iniziativa“No More”, hanno ribadito questa mattina in una conferenza stampa la volontà dei sindacati confederali di supportare moralmente e materialmente le vittime di violenze domestiche e nei luoghi di lavoro
Daniela Fracasso, avvocato responsabile della Consulta giuridica di Federconsumatori Lecce, Cinthia D’Aquino, responsabile Coordinamento donne Cisl Lecce, Antonella Cazzato, Segretaria confederale Cgil Lecce; Lucia Orlando, responsabile Coordinamento pari opportunità Uil Lecce, hanno illustrato la condizione femminile ancora relegata a situazioni di disparità di genere in molti ambiti sociali.
La violenza contro le donne è un fenomeno esteso, anche se ancora sommerso e sottostimato. Sono moltissime le donne che hanno alle spalle storie di maltrattamenti ripetuti nel corso della vita.
In Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, è stata vittima di un qualche tipo di violenza fisica, non solo sessuale, e otto casi su dieci avvengono fra le mura domestiche (il 31,9 percento sono state vittime di violenza fisica o sessuale, il 23,7 di violenza sessuale, il 18,8 di violenza fisica, il 36,9 percento delle donne che vivono al momento in coppia hanno subito violenza psicologica dal partner – fonte Istat).
Nel 2011 sono morte 127 donne, il 6,7 percento in più rispetto al 2010. Nel 2012 ne sono state uccise più di cento. Il femminicidio è l’estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne. Non sono isolati incidenti, ma l’ultimo efferato atto di violenza che pone fine ad una serie di violenze continuative nel tempo.
La violenza contro le donne non riguarda solo le fasce sociali svantaggiate, emarginate e deprivate: è invece un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione e razza.
A gennaio 2012 Rashida Manjoo, incaricata dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite per il monitoraggio della violenza contro le donne nel mondo, su invito del Governo ha visitato il nostro Paese. Dal rapporto elaborato emerge che “la maggioranza delle manifestazioni di violenza non è denunciata perché le vittime vivono in un contesto culturale maschilista dove la violenza in casa non è sempre concepita come un crimine, dove le vittime sono economicamente dipendenti dai responsabili della violenza e persiste la percezione che le risposte fornite dallo Stato non sono appropriate e di protezione.
l’Italia, pur avendo sottoscritto la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), approvata dalle Nazioni Unite nel 1979, non ne ha rispettato gli obblighi. L’approccio del Governo basato sull’uguaglianza formale tra uomini e donne rende impossibile una strategia onnicomprensiva e di lungo termine di contrasto alle discriminazioni strutturali basate sul genere e l’orientamento sessuale. Gli atteggiamenti maschilisti sono ampiamente tollerati e i mass media e il dibattito politico li hanno rafforzati. Tutto ciò si riflette nell’addizione di leggi e politiche che legittimano questi pregiudizi.
Sebbene i discorsi e gli atti di violenza commessi per motivi razziali, etnici o religiosi costituiscano reato, il Parlamento nega il riconoscimento della discriminazione di genere, bocciando ogni disegno di legge mirante ad eliminare la discriminazione basata sul genere e sull’orientamento sessuale.