Cinquant’anni di carcere nei confronti di quattro imputati giudicati in ordinario nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Barriquez 2”. La stangata è stata emessa dai giudici della prima sezione penale (Stefano Sernia, a latere Maddalena Torelli, Silvia Minerva) che hanno notevolmente livellato verso l’alto le richieste del pubblico ministero Elsa Valeria Mignone.
Vent’anni di carcere sono stati irrogati in primo grado a Vincenzo Amato, 35enne di Scorrano (a fronte dei 6,7) con l’accusa di essere il capo promotore dell’associazione a delinquere ma assolto da tutti gli altri reati; 10 anni al cugino Andrea Amato e a Savino Paradiso, di Taranto (a fronte di una richiesta di assoluzione invocata dal pm) sempre per associazione ma esclusa l’aggravante di essere capi promotori; 9 anni ad Emanuele Fiorentino, di Bari, assolto dall’associazione e condannato per episodi di spaccio (a fronte dei 6 dell’accusa). In attesa del deposito delle motivazioni, gli avvocati difensori, tra cui Giovanni e Gabriele Valentini e Vincenzo Blandolino, hanno già annunciato di voler appellare la sentenza.
L’indagine “Barriquez 2” venne condotta il 5 novembre del 2008 dai finanzieri dell’antidroga di Lecce, che mossero i primi passi tra il 2003 e il 2004, all’epoca della prima operazione. Tra l’ottobre e il luglio 2006, le fiamme gialle riuscirono a scoprire e sequestrare un chilogrammo di cocaina e 2,5 di hashish, e poi varie sostanze per il taglio e il confezionamento. La droga, veniva trasportata in diverso modo, o attraverso l’ingerimento della sostanza, oppure con l’ausilio di corrieri che, all’occorrenza, avrebbero anche nascosto la droga nelle parti intime.
Nel Salento, in particolare Scorrano epicentro dell’attività di spaccio, la droga arrivava dal Venezuela, facendo tappa prima in Albania, e trasbordando sul traghetto di linea della Brindisi-Valona. Nell’ambito della prima retata furono eseguite ben 43 ordinanze di custodia cautelare. Con il secondo troncone, invece, furono quindici gli indagati e sette gli arresti così come dispose l’allora giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Ercole Aprile.
F.Oli.