NARDO’ (Lecce) – Non fu una rapina ma un furto e i presunti aggressori di un trans originario di Galatina vengono condannati con pene contenute: 6 mesi di reclusione sono stati inflitti a Lucio My ed Annunziata Elia, rispettivamente di 36 e 39 anni, residenti a Nardò, arrestati con le accuse di rapina aggravata e lesioni in concorso nel settembre del 2015. La sentenza è arrivata dopo un processo lungo e complesso nonostante si sia celebrato con i soli atti acquisiti nel corso delle indagini ed è stato costellato da una serie di perizie e dall’ascolto della stessa parte civile.
In mattinata è stato sentito l’ingegnere informatico Luigina Quarta che ha ribadito il contenuto della perizia eseguita e depositata già da tempo. Il gup aveva infatti dato incarico di estrapolare i fotogrammi maggiormente significativi e di metterli sotto forma di perizia. Dalle immagini del sistema di videosorveglianza non si noterebbe alcuna aggressione all’interno del distributore di benzina sulla strada per Merine. E il giudice ha così accolto la linea difensiva degli avvocati Andrea Frassanito e Silvia Mauro disattendendo la richiesta del sostituto procuratore Angela Rotondano che aveva invocato due anni di reclusione con le iniziali accuse.
L’aggressione risale al 9 settembre di un anno fa. La coppia avrebbe preso a “tacchettate” il trans, poi afferrato per i capelli e sbattuto violentemente col viso sull’asfalto, fino a perdere i sensi. Un raid improvviso e violento culminato con la rapina del trans. le indagini vennero avviate subito dopo. Il 35enne richiese l’intervento di una pattuglia delle volanti sostenendo di essere stato aggredito da una giovane coppia e rapinato nei pressi dell’area di rifornimento Q8 di via Merine, alla periferia di Lecce. Raggiunta la zona, gli agenti rintracciarono il trans in stato di agitazione e con numerosi escoriazioni ed ecchimosi al volto tanto da rendersi necessario un suo ricovero presso il pronto soccorso dell’ospedale di Galatina, rimediando una prognosi di 30 giorni.
La vittima dell’aggressione raccontò ai poliziotti cosa fosse accaduto: la coppia che lo aveva avvicinato qualche ora prima, con cui si era intrattenuto a parlare e consumare qualcosa da bere, lo aveva assalito all’improvviso: la donna, sfilatasi una scarpa, lo avrebbe colpito al volto e procurato alcuni graffi sul collo, mentre l’uomo gli avrebbe sbattuto più volte la testa sull’asfalto, fino a fargli perdere i sensi per qualche secondo.
I due, quindi, impossessatisi della borsa (contenente alcune centinaia di euro ed effetti personali) si allontanarono a bordo di un’Alfa Romeo 156. L’intera sequenza si svolse sotto l’occhio delle telecamere installate presso l’area di servizio. La visione dei filmati indirizzò gli investigatori verso la direzione giusta: dal numero di targa rilevato in uno dei fotogrammi, infatti, gli agenti risalirono al proprietario dell’auto e alla coppia di rapinatori.i due finirono così ai domiciliari. Nel corso del processo, come detto, la parte civile, assistita dall’avvocato Valerio Centonze, ha ricostruito le fasi dell’aggressione confermando la responsabilità degli odierni imputati.
F.Oli.