LECCE – Spesso chi si rivolge ai grandi centri della sanità del nord dovrebbe sapere che esistono anche in Puglia delle apparecchiature di ultima generazione, nel campo della diagnostica per immagini in grado di evitare fastidiosissimi (e a volte pericolosi) esami invasivi: basta informarsi. Le attrezzature del medico a cui ci rivolgiamo sono fondamentali: mezzi obsoleti possono solo danneggiarci. Nella sanità privata c’è chi sa puntare sull’innovazione tecnologica. La tecnologia fa ogni giorno progressi enormi in ogni campo: bisogna guardarsi attorno e puntare solo su chi sa stare al passo con i tempi. Lo strumento più all’avanguardia nella Regione, una Tc che supera le classiche 64 immagini al secondo, si trova nel Salento e precisamente nel Poliambulatorio Calabrese di Cavallino. Lo strumento di cui parliamo ha un nome tecnico molto difficile: «TC GE Optima 660 New generation 128 slice». Nel nome c’è già la grande novità: fino ad oggi erano considerate il top tecnologico le apparecchiature in grado di fare 64 immagini al secondo, ma questa macchina ne fa 128 nello stesso tempo.
La Tac 128 introduce cinque notevoli progressi nel campo della diagnostica: velocità, risoluzione spaziale, confort del paziente, riduzione della dose di raggi, immagini tridimensionali. La velocità con cui vengono acquisite le immagini del cuore ha un livello mai raggiunto prima: inoltre, si possono vedere con chiarezza i movimenti di questo organo fondamentale per la nostra vita. Questo strumento consente di navigare in vasi sottilissimi come le coronarie e di individuare le occlusioni: ciò significa evitare la coronografia, esame invasivo che si esegue per mezzo del cataterismo cardiaco. Il grande vantaggio è che si possono studiare con chiarezza gli organi in movimento, coprendo tutto il corpo. Senza introdurre il fastidiosissimo catetere, le superfici anatomiche non avranno più segreti: dall’encefalo al resto del corpo immagini precise che nessuna Tc è in grado di fornire senza perdere definizione.
L’innovazione tecnologica dei tomografi TC ha raggiunto risultati straordinari per la prevenzione diagnostica delle malattie coronariche, per cui si può parlare di vera rivoluzione tecnologica: anche il Time ha dedicato una copertina a questo grande passo in avanti della scienza. L’istituto Calabrese ha puntato sul servizio secondo gli attuali «gold standards internazionali», dotandosi della tecnologia all’avanguardia, la migliore presente sul territorio nazionale: della stessa macchina sono dotati il Frisbie Memorial Hospital – USA e il Kanoya Heart Center in Giappone. A questo bisogna aggiungere che la tecnologia di cui stiamo parlando appartiene alla classe «ultra low dose» in grado di ridurre l’esposizione del paziente ai raggi X di circa il 60-70 per cento rispetto alle migliori apparecchiature low dose.
Ma non basta avere uno strumento all’avanguardia: ci vuole un équipe all’altezza, preparata, esperta, in grado di utilizzare al meglio la tecnologia. «È possibile studiare gli organi in movimento, tutto l’organo coronarico, senza l’uso di cateteri e senza indagini invasive che mettono in pericolo il paziente – spiega il dottore Ruggiero Calabrese (cliccate sul video per vedere l’intervista) – Un vantaggio enorme, perché con grande precisione esploriamo i vasi arrivando a una diagnosi per sconfiggere l’infarto miocardico: è un macchinario che può esplorare qualsiasi struttura vascolare-arteriosa, senza margini di errore, con un’unica acquisizione e una quantità bassissima di mezzo di contrasto».
Poi, però, c’è bisogno della mano dell’uomo, come spiega il responsabile del Centro Calabrese: «Dietro, però, c’è sempre un’équipe competente: non si potrebbe gestire altrimenti una tecnologia del genere. Il radiologo si occupa della macchina (nessun’altra figura professionale può gestire uno strumento di questo tipo), ma c’è bisogno anche dell’infermiere, che serve per prendere l’accesso arterioso, del rianimatore, che serve per lavorare in assoluta tranquillità e evitare reazioni avverse al contrasto, e del cardiologo, che, in alcuni casi, deve preparare il paziente affinché le immagini non vengano mosse». Insomma, senza équipe non si va da nessuna parte: gli improvvisatori rischiano solo di fare danni. Per queste tecnologie all’avanguardia servono due cose: «équipe seria e formazione».
Garcin