di Gaetano Gorgoni
NARDÒ – “Chiedo scusa per aver commesso un errore. Non so cosa è successo nel 2014. Ho letto che il bonifico è stato rifiutato e non revocato. Mi sono accontentata delle spiegazioni della dipendente in buona fede. Pagherò volentieri la sanzione dei probiviri. Mi dispiace di avervi messo in imbarazzo. Ma comunque ho restituito 140 mila euro. Non sarà un bonifico, per cui pago la sanzione, a mettere in dubbio la mia buona fede”. Barbara Lezzi raccoglie gli applausi della piazza: i 3500 euro non versati e contestati dalle Iene sono già acqua passata per i militanti. La senatrice parla della riforma fiscale che ha preparato il Movimento 5 Stelle: “Tutti pagheremo meno tasse, ma chi ha di meno pagherà di meno grazie a noi. La flat tax, invece, è un vantaggio per i ricchi! Saranno cancellate le detrazioni per il lavoro dipendente e autonomo”. Poi, l’attacco al centrodestra, il nemico più temuto: “Hanno aumentato l’Iva e ora Berlusconi perde pure la coerenza che gli riconoscevo, dicendo di essere contro Tap a scoppio ritardato”.
A livello locale brucia ancora lo scandalo dei rimborsi: Maurizio Buccarella era uno dei leader più importanti a livello locale. Questo scivolone ha rimesso in piedi le polemiche sulle esclusioni alle parlamentarie: troppa gente, che era stata candidata pochi mesi prima, è stata fatta fuori senza poter nemmeno partecipare alla competizione online. Mediaset è ancora col fiato sul collo di Barbara Lezzi. “Ringraziamo Le Iene perché hanno fatto sapere a tutti che abbiamo restituito 23 milioni” – spiega Cristian Casili. Alessandro Di Battista sale sul palco tra gli applausi e le ovazioni: va subito ad abbracciare Barbara Lezzi. Un gesto che è più di una parola di solidarietà.
Lui non è candidato, ma spiega che crede nell’idea di rimettere il paese nelle mani dei cittadini. Poi, ricorda la sua idea contro la corruzione: “agenti provocatori”, che si infiltrano e offrono la mazzetta, ma se il politico la prende scattano le manette. Il leader del Movimento 5 Stelle stigmatizza l’arma di distrazione di massa della lotta tra fascismo e antifascismo che domina i media. “Invece di parlare dei problemi dei nostri prodotti e dei lavoratori sottopagati continuiamo a parlare del fascismo, che è morto e sepolto, e poi vedo gli antifascisti menare un carabiniere” – spiega Di Battista. Tutto il comizio è incentrato sulla differenza con gli altri partiti: “Non prendiamo soldi dalle lobby, ma microfinanziamenti dai simpatizzanti, quindi, non abbiamo padroni, non dobbiamo fare leggi per i lobbisti. Puntiamo sul reddito di cittadinanza per eliminare il voto di scambio”.
Di Battista ricorda che la sinistra è stata capace di neutralizzare l’art 18 creando ancora più precari e che tutti quanti sostennero Monti. “Il Movimento 5 Stelle è un metodo: nessuno di noi lascerà la poltrona per trovarne una più comoda – spiega il parlamentare uscente Diego De Lorenzis – Non candidiamo la Bellanova in Emilia-Romagna: noi candidiamo gente del territorio. Inoltre, non prendiamo finanziamenti pubblici. E diciamo no anche ai grandi finanziamenti privati per essere indipendenti dai poteri forti. Non abbiamo detto di essere migliori degli altri, ma abbiamo delle regole che facciamo rispettare. Chi non mantiene le promesse va fuori: si chiama coerenza”.
In una piazza Salandra gremita, senza più un metro libero, ce n’è per tutti, anche per la sinistra: “Il Pd viene a chiedere i nostri voti dopo aver svenduto a una multinazionale il nostro territorio” – tuona il candidato Leonardo Donno. La neretina Soave Alemanno parla dell’ospedale al collasso della discarica neretina mai bonificata: “Nessuno ci da una mano a rilanciare questo territorio”. Alla fine, l’incontro si chiude con l’abbraccio collettivo a un leader non candidato: Alessandro Di Battista resta un modello per gli attivisti. Mentre la gente abbandona la piazza una ragazza commenta ad alta voce: “Ha ragione, fino ad oggi Renzi, Berlusconi e tutti gli altri ci hanno preso in giro. Hanno detto che cresce l’occupazione e conteggiano anche me tra gli occupati, solo perché ho lavorato in un hotel una sola settimana dell’anno”. Silenzio e passi che tornano a casa. Tanti passi pronti a punire i loro vecchi partiti.