di Francesco Oliva
MELENDUGNO (Lecce) – Offensiva della Procura nell’inchiesta sul gasdotto Tap. Sotto sequestro probatorio è finita l’area dell’espianto di alberi all’interno del cantiere Tap nella zona conosciuta come “Le Paesane”.
Il provvedimento è stato eseguito nella tarda serata di ieri dai carabinieri del Nucleo Forestale insieme ai colleghi del Nucleo operativo ecologico su disposizione del Procuratore capo Leonardo Leone De Castris e del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori. Quando sono stati apposti i dieci cartelli del sequestro sui varchi di accesso all’area perimetrata e sulla strada di accesso erano già stati espiantati tutti e 448 gli alberi, tre dei quali distrutti perché risultati affetti da Xylella. In azione era presente un plotone di lavoratori (oltre 400 secondo alcuni testimoni). Il custode giudiziario nominato dalla Procura ha evidenziato da subito ulteriori problematiche e anomalie: gli ulivi espiantati necessitano di cure colturali giornaliere per garantirne un corretto mantenimento e l’area, oggetto del sequestro, risulterebbe notevolmente più ampia dell’effettiva area di progetto interessata dai lavori di spostamento degli ulivi che è stata regolarmente autorizzata con un’autorizzazione emessa dal Ministero dello Sviluppo Economico nel maggio del 2015.
C’è un indagato. Il decreto è stato notificato a Clara Russo, legale rappresentante di Tap (difesa dagli avvocati Andrea Sambati e Massimiliano Foschini, con le accuse di opere eseguite in assenza di autorizzazione, deturpamento di bellezze paesaggistiche e danneggiamento aggravato. Il provvedimento (con il verbale di sequestro) è confluito nel fascicolo madre dell’inchiesta, quello tanto per intenderci dell’incidente probatorio disposto nei giorni scorsi dal gip Cinzia Vergine per verificare se il progetto per il gasdotto Tap e quello Snam di interconnessione con la rete nazionale debbano essere valutati unitariamente ai fini dell’applicazione della direttiva Seveso sulla prevenzione del rischio di incidenti rilevanti.
Dunque hanno trovato un’immediata risposta da parte degli inquirenti l’esposto degli onorevoli del Movimento 5 Stelle Diego De Lorenzis e Leonardo Donno e della senatrice Daniela Donno e la diffida inoltrata agli organi competenti dal sindaco di Melendugno Marco Potì per segnalare interferenze con gli ulivi nella realizzazione del gasdotto. I querelanti hanno evidenziato la presunta violazione di Tap della prescrizione A29 (che regola il trattamento degli ulivi da espiantare e reimpiantare) cui è seguita l’autorizzazione unica del 20 maggio del 2015 da parte del Ministero dell’Ambiente. Tre le anomalie segnalate: sull’area individuata estesa su 60mila metri quadrati si stava procedendo all’espianto degli ulivi in un periodo diverso da quello autorizzato (tra dicembre e febbraio); sulla stessa area, come attività propedeutica all’espianto degli ulivi, si stava realizzando una recinzione con jersey, rete metallica e filo spinato grazie ad una variante in corso d’opera rilasciata dal MISE (il Ministero dello Svilppo Economico) il 14 marzo scorso; l’autorizzazione sarebbe stata rilasciata sul presupposto che la nuova recinzione non interessasse aree soggette a vincolo paesaggistico.
Dopo un sopralluogo i carabinieri del Nucleo forestale insieme ai colleghi del Noe hanno inoltrato un’informativa in Procura segnalando come le questioni sollevate dai querelanti avessero una base di fondamento: le aree interessate dalla recinzione e dall’espianto degli ulivi ricadono in zona sottoposta a vincolo paesaggistico; che fino a poche ore fa erano in corso le operazioni di movimento degli alberi di ulivo e che la recinzione non risultava permanente. Dalla documentazione sarebbero emerse altre opacità: il certificato di destinazione urbanistica delle aree evidenzia che si tratta di una zona agricola E dichiarata di “notevole interesse pubblico” con un decreto ministeriale del’1 dicembre 1970; l’autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico di un mese fa faceva riferimento ad una richiesta di variante per la realizzazione della recinzione provvisoria che non ricadeva in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e che sarebbe stata posizionata in un’area di pertinenza della società Tap. Eppure dai progetti della multinazionale disponibili sul sito la stessa Tap riconosceva l’esistenza del vincolo di notevole interesse pubblico e che il procedimento di autorizzazione paesaggistica incardinato dagli enti delegati dal Comune di Melendugno al rilascio del nulla osta paesaggistico non era mai stato concluso. L’esame della documentazione ha evidenziato tali anomalie spingendo la magistratura a disporre il sequestro dell’area.
Le esigenze probatorie vengono avvalorate da una serie di verifiche: accertare quale sia la procedura in variante da adottare trattandosi in astratto della violazione della Via; effettuare rilievi tecnici sul sito per verificare se le particelle interessate dalla recinzione e dall’espianto degli ulivi ricadano effettivamente in una zona di notevole interesse pubblico; accertare sul posto se l’espianto e il reimpianto degli ulivi in un periodo diverso da quello autorizzato sia compatibile con le esigenze agronomiche sottese alla originaria autorizzazione; accertare, infine, in caso positivo se sussista il vincolo di indisponibilità del sito e se sia necessaria l’autorizzazione paesaggistica ad hoc.
NOTA TAP – In una nota la società Tap ribadisce l’assoluta fiducia nella magistratura e fornirà tempestivamente alla Procura tutti i chiarimenti necessari volti ad ottenere il dissequestro dell’area nella convinzione di aver operato nel pieno rispetto delle disposizioni legislative in materia e delle autorizzazioni ricevute.