Anche Vernole accetta l’offerta di Tap: ok a 2,1 milioni e stop alla costruzione di parte civile nel processo penale. Stop all’intransigenza per il pragmatismo

VERNOLE – Il Comune guidato dalla giunta De Carlo ha messo da parte l’intransigenza per il pragmatismo: con un processo che volge a favore della società che ha costruito il gasdotto che trasporta metano dall’Azerbaijan all’Italia e che approda sulle coste del Salento, non era il caso di tergiversare. I legali hanno suggerito di accettare i 2,1 milioni che erano sul tavolo delle trattative con il Comune di Vernole. La delibera della giunta comunale è stata approvata nella tarda serata di ieri: l’intera cifra incassata sarà investita per finalità ambientali e sociali. È accaduto tutto in 24 ore: dopo l’ok di Melendugno la situazione è precipitata anche per Vernole, che se avesse preso più tempo avrebbe rischiato grosso. In base all’accordo i due Comuni ritireranno la costituzione di parte civile nel processo a carico dei vertici di Tap, che andrà a sentenza lunedi 12 maggio.   

Al processo, in corso dinanzi al Tribunale di Lecce, la Procura ha chiesto otto condanne a carico di alcuni dei 18 imputati (oltre alla società) accusati, a vario titolo, di deturpamento di bellezze naturali, danneggiamento, violazione del testo unico in materia edilizia, inquinamento ambientale. Ma si tratta di un solo capo di imputazione che ha resistito nel processo, visto che per gli altri 6 il pm ha chiesto l’archiviazione. Inoltre, c’è un problema che riguarda l’unica accusa che è ancora in piedi (inquinamento della falda): non c’è alcuna perizia che provi il nesso causale con il l’innalzamento dei livelli inquinanti. La vicenda si chiude qui, fino all’ampliamento che si potrebbe realizzare in futuro. Intanto, gli altri comuni, come Lecce e Lizzanello, attraversati dal metanodotto, dovranno continuare a trattare con Snam per ottenere più equi ristori ambientali.