A volte ridondano sui quotidiani nazionali e di conseguenza su quelli locali notizie che desterebbero stupore: certamente non ai ben informati. Le barriere di coralli ed i relitti storici (anzitutto quelli della seconda guerra mondiale), così come altre meraviglie sottomarine ci sono sempre state e sono scoperte da tempo. Scoperte dell’acqua salata in mare, dunque, nulla di più. Basta parlare con qualsiasi sub che possiede il brevetto per poter inoltrarsi oltre ai 40 metri di profondità. Certamente, l’avallo scientifico degli enti universitari è fondamentale, però, sostenere che non si sapesse dell’esistenza di paradisi marini a casa nostra è abbastanza risibile.
Paradisi acquatici qui a casa nostra, anche San Cataldo, Casalabate e Torre Chianca che adesso, ma solo entro il voto amministrativo, sono degli ottimi set per spot elettorali. Quando sappiamo benissimo che le risorse per la tutela di queste bellezze marine sono in capo alla Regione. E se questa giunta regionale è sulla graticola per le eventuali responsabilità sul caso xylella (si veda l’ennesima protesta degli agricoltori che hanno bloccato le strade del Salento) potrebbe esserlo laddove mancasse la giusta attenzione alle dinamiche del turismo e dell’ambiente.
Certamente ci sarà un richiamo positivo al nostro territorio per la news (non certo freschissima) che ci sono i coralli, ma, bisogna comprendere che occorre tutelare questi siti marini e non riservare loro lo stesso trattamento dei siti archeologici, sempre depredati. La situazione è complessa e va affrontata in tutta la sua interezza e non solo attraverso richiami sensazionalisici o articoli accademici vocati alla attrazione turistica. Tutelare ciò che abbiamo e che sappiamo bene di possedere, questo è il principio cardine: una nuova identità formativa territoriale passa dalla consapevolezza e dalla responsabilità dei singoli, pronti ad accogliere e tutelare la bellezza.
Flavio De Marco
N. B. Quella che volgarmente viene definita barriera corallina sono in realtà banchi di coralligeno, come specificato dal prof. Boero, biologo marino, sulla stampa. In realtà poco cambia rispetto al senso dell’intervento in questo articolo.