F.Oli.
NARDO’ (Lecce) – Calci, spintoni, ciocche di capelli tirate come fosse una prassi lecita e normale. In una classe di una scuola primaria di Nardò un’insegnante di sostegno avrebbe terrorizzato e maltrattato giovanissimi allievi che, per la paura, di notte dormivano con difficoltà e di giorno non volevano più andare a scuola: “Mamma, la maestra ci dà le botte”, raccontavano da mesi ai propri genitori. Nei giorni scorsi il pubblico ministero Maria Rosaria Micucci ha fatto notificare un avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di B.L.R., 50enne di Nardò, inizialmente sospesa per un anno dall’insegnamento, misura dimezzata di recente dal Tribunale del Riesame.
La maestra risponde di maltrattamenti aggravati perché commessi ai danni di minori e all’interno di un istituto di istruzione e lesioni sulla scorta delle indagini condotte dai carabinieri di Nardò, al comando del maresciallo maggiore Vito De Giorgi. Da novembre a gennaio, i militari hanno acquisito innumerevoli riscontri: acquisizioni di testimonianze, denunce querele, referti medici, analisi di registrazioni di dichiarazioni fornite da un bambino alla madre. Otto i ragazzini presi di mira. Tre le denunce. I bimbi non sono stati sentiti ma i referti medici parlerebbero chiaro. In un caso i medici del pronto soccorso accertarono che “sul cuoio capelluto piccola area in parte senza capelli, in parte con capelli spezzati”. I racconti dei bambini, poi, sono stati messi nero su bianco dai genitori.
Già a metà dicembre la madre di una minore segnalò che la figlia aveva iniziato a piangere improvvisamente ogniqualvolta veniva accompagnata a scuola. La piccola le aveva raccontato che l’insegnante di sostegno aveva un atteggiamento molto severo e anche manesco e che, in alcuni casi, aveva afferrato per i capelli alcuni di loro. Giorni dopo un altro genitore depositò una denuncia-querela perché aveva notato la mancanza di alcune ciocche di capelli sulla testa del figlio. Che confidò: “E’ stata la maestra che mi ha tirato i capelli…mi prende a schiaffi anche dietro la testa e mi tira anche per la maglietta che io non posso respirare”.
In seguito sempre lo stesso bambino riferì alla madre di avere avuto paura ad andare a scuola e fu persino costretto a ricorrere alle cure dei medici del 118. Non è stato l’unico piccolo che si è presentato in ospedale. Stando a quanto contenuto in un’altra denuncia-querela, infatti, anche un altro giovane allievo finì in pronto soccorso. Il referto medico stilato l’8 gennaio parlava chiaro: “Sul cuoio capelluto piccola area in parte senza capelli, in parte con capelli spezzati”. Confermando così le dichiarazioni che il bambino aveva rilasciato alla madre: “E’ stata la maestra che mi ha preso per i capelli perché siccome ero rimasto chiuso in bagno per colpa dei più grandi, lei ha detto che ho perso tempo”.
I riscontri si sono avvalsi anche delle testimonianze a sommarie informazioni rilasciate da altri genitori. In un caso una madre ha riferito ai carabinieri che la maestra avrebbe sollevato un banchetto con una tale violenza da far sbattere il mento del bambino contro il tavolino. C’è chi, tra i genitori, si sarebbe presentato a scuola per chiedere spiegazioni bollate dalla maestra “come invenzioni”. L’intera vicenda è finita al vaglio dei giudici del Tribunale del Riesame a cui hanno fatto ricorso gli avvocati Massimo Muci e Anna Maria Ciardo. I legali hanno sostenuto come l’insegnante sia rimasta con gli alunni da sola in tre occasioni: il 29 ottobre; il 28 novembre e il 17 dicembre dello scorso anno. Sempre per poco più di due ore. E la difesa ha sollevato dubbi sulla possibilità di compiere simili azioni in così breve tempo. Subito dopo l’avviso, l’indagata potrà nuovamente replicare alle accuse depositanto memorie difensive o chiedendo di essere interrogato.