Era il campionato 2009/2010 ed era la 42esima e ultima giornata di serie B. Il 30 maggio, in un caldo pomeriggio al Via del Mare, il Lecce alzava al cielo la coppa “Ali della Vittoria”.
“Un ricordo un per me importante e indelebile. Un’emozione indescrivibile”, sono le prime parole di Gigi De Canio quando gli viene chiesto cosa ricorda di quel giorno, quando il Lecce, con lo 0-0 in casa con il Sassuolo, conquistò la promozione diretta in serie A arrivando primo in classifica. Non fu proprio il primo trofeo nazionale conquistato giallorossi, che nell’anno 1975/76 si aggiudicarono la Coppa Italia serie C.
Il capitano del Lecce era Guillermo Giacomazzi e lui, insieme al Presidente Giovanni Semeraro e all’allenatore Gigi De Canio, alzarono al cielo il trofeo in un tripudio di suoni, cori e colori del Via del Mare. Non era affatto scontato quel traguardo, anzi, come sottolinea De Canio, era addirittura inaspettato
“Fu un anno travagliato – spiega De Canio – quello della promozione in A non era un obiettivo immediato. L’anno prima subentrai a Beretta e ci fu la retrocessione. Poi il compianto Giovanni Semeraro mi affidò la squadra con un ruolo di allenatore manager. Il giorno in cui fummo promossi direttamente in A con tanto di trofeo per essere arrivati primi, ero felice ed orgoglioso di aver ripagato Giovanni e Rico e di aver ripagato tutto l’affetto e la fiducia che il popolo giallorosso aveva riposto in me. A inizio campionato misi su un gruppo fatto di giocatori promettenti, molti giovani, brave persone e bravi professionisti. Eravamo una famiglia. E’ sempre il gruppo che fa la differenza in una squadra. E noi eravamo un bel gruppo”
Cosa ricorda in particolare di quel giorno
“Tutto, ogni momento è un’emozione forte. Lo stadio, i cori, la curva, era come essere travolto da tutto e da tutte le emozioni tanto forti che arrivavano dagli spalti. E poi gli abbracci con i ragazzi, con Giovanni e Rico Semeraro, loro mi fecero dei complimenti bellissimi, i più belli che si possano riceve calcisticamente – si ferma un secondo, poi continua– Sapevo di aver dato molto al Lecce e lo sapevano anche i tifosi. Anche nei momenti meno facili, quando loro giustamente protestavano anche fuori dallo stadio, io ho sempre voluto incontrarli, ascoltarli e dar loro delle spiegazioni. Credo molto nel confronto. Io ho del Lecce, della sua piazza, della gente e della città un ricordo meraviglioso”.
Lei ha allenato Donati, che oggi è di nuovo in giallorosso
Donati me lo ricordo benissimo – dice De Canio – esordì con me in serie A (il primissimo esordio del difensore in prima squadra fu in realtà con l’Inter di Mourinho, ma era Coppa Italia, il 16 dicembre 2009, contro il Livorno ndr) a San Siro, lui era terzino destro, Sini (giovane proveniente dalla Primavera della Roma) difensore centrale, uno aveva 20 anni, l’altro 18. Era la prima giornata di campionato, Milan-Lecce. Poi finì 4-0 per la squadra allora allenata da Allegri. Ma naturalmente eravamo consapevoli della difficoltà. Però c’era il coraggio di credere in un progetto. Allora donati era un ragazzo con tanta voglia di fare bene, oggi è un calciatore maturo, così come lo è diventato Rispoli, altro giocatore che ho allenato. Il Lecce è in buone mani”
Il campionato riparte, il Lecce cerca la salvezza. E lei è l’ultimo allenatore della salvezza dei giallorossi
“Sì è così, e anche quella fu un’emozione indescrivibile. Ci sono cose che non si possono spiegare. Solo vivere. Per questo sarei felicissimo per il Lecce. La squadra di Liverani se lo merita di salvarsi. Fabio Liverani, insieme a me, Delio Rossi, Cavasin e Mazzone, sarebbe tra gli allenatori che hanno salvato il Lecce al primo anno in serie A. Siamo pochi ad averlo fatto, sarei felice per lui; per il Lecce e per la città tutta, naturalmente”.