LECCE – La mancanza di manodopera è una realtà drammatica con cui si trovano a fare i conti ogni giorno le aziende. Se si tratta di sfruttatori che in passato assumevano part-time e facevano lavorare film-time, poco male (ce ne sono tantissimi nel Salento). Ma oggi sembra che siano in crisi anche gli onesti.
“Il nostri territorio ad alta vocazione turistica ne risente maggiormente, poiché anche coloro che potrebbero svolgere lavori sui lidi balneari e nelle strutture ricettive, percependo il reddito di cittadinanza preferiscono questa misura ai contratti stagionali – spiega la consigliera di Parità della Provincia leccese, Filomena D’Antini –
Il reddito di cittadinanza oggi va rivisto perché si presenta come una misura assistenziale, ma al tempo stesso produce spese improduttive e blocca alcuni settori come quello turistico, rischiando di mettere in ginocchio un intero settore”.
È questo l’allarme che lancia la consigliera di Parità della provincia di Lecce Filomena D’Antini.
I dati statistici confermano che in alcune aree del paese, in particolare nel sud Italia, il livello del beneficio è elevato rispetto al costo della vita.
Tutto questo da una parte induce molti a non accettare proposte di lavoro e dall’altra espone le aziende ad una contrattazione economica con costi del lavoro spesso insostenibili.
Per evitare dipendenza dal welfare dunque e disincentivi al lavoro, il meccanismo di ritiro del beneficio in risposta al reddito da lavoro dovrebbe essere graduale, questa è la recente proposta del Fondo monetario internazionale che va condivisa e applicata sostiene Filomena D’Antini.
Un meccanismo, conclude la consigliera D’Antini, quello richiesto dal FMI che potrebbe indurre molti lavoratori ad accettare le domande di lavoro provenienti del settore turistico”.