HomeCronacaDonna morta a 50 anni per la perforazione dell'intestino? Assolti due medici

Donna morta a 50 anni per la perforazione dell’intestino? Assolti due medici

GALATINA/LECCE – Due assoluzioni perchè il fatto non sussiste il processo a carico di due medici in servizio presso il reparto di urologia dell’ospedale “Vito Fazzi” ritenuti responsabili della morte di Antonella Gennaro, 50enne, di Galatina. Sul banco degli imputati erano finiti A.G.F., 68 anni e P.C., di 63, entrambi di Lecce, con l’accusa di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario. Ad emettere la sentenza è stata la giudice monocratica Annalisa De Benedictis. Un terzo medico, giudicato in abbreviato, è stato assolto già da tempo. Nel processo come parti civili erano presenti i familiari della vittima (il marito e i due figli) assistiti dall’avvocato Francesco Galluccio Mezio.

Il presunto caso di malasanità risale al 19 aprile del 2016 quando la donna venne sottoposta ad un intervento chirurgico di nefrectomia sinistra per via laparoscopica sfociato nella perforazione intestinale della colica sempre dello stesso lato. Secondo le indagini, coordinate dal pubblico ministero Massimiliano Carducci e che si sono avvalse di una consulenza medica, nel corso dell’intervento chirurgico eseguito presso il “Vito Fazzi” non sarebbero state adottate tutte le precauzioni per limitare al minimo le lesioni a carico degli organi endocavitari provocando la lesione colica riscontrata nel corso dell’autopsia.

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Nel successivo decorso post-operatorio sempre nello stesso reparto C.F. e poi il medico di guardia non avrebbero valutato l’evenienza della possibile complicanza della perforazione intestinale pur in presenza di una sintomatologia algica addominale con febbre (38,2) limitandosi invece a somministrare una terapia spasmolitica ed analgesica offuscando il quadro acuto addominale che subì una progressiva quanto inesorabile evoluzione peggiorativa. In più non sarebbe stata effettuata una Tac all’addome fin dal pomeriggio del 22 aprile ossia in una fase in cui le condizioni cliniche della paziente non erano ancora sfociate in un grave stato di shock settico che avrebbe portato alla morte della donna.

Dale risultanze processuali, però, anche a carico di A.G.F. e P.C. non sono stati raccolti elementi per contestare responsabilità a carico dei due medici difesi dagli avvocati Luigi Corvaglia, Ester Nemola e Luigi Covella.

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