BAGNOLO DEL SALENTO (Lecce) – Rischiava una condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione ma, a conclusione del processo, è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia ai danni della moglie e del figlio piccolo perché il fatto non sussiste mentre per il reato di violenza sessuale è stato disposto il non doversi procedere per difetto di querela (reato quest’ultimo contestato dal pm nel corso dell’istruttoria). Questo l’epilogo della vicenda giudiziaria che ha visto, sul malgrado, sul banco degli imputati R.C., un 45enne di Bagnolo del Salento. Ad emettere la sentenza sono stati giudici in composizione collegiale (Presidente Fabrizio Malagnino).
E dire che quest’uomo era stato anche allontanato dalla casa familiare per via dei tanti elementi raccolti dai carabinieri anche piuttosto gravi sin da quando la coppia era convolata a nozze nel 2012. Ossia dal primo giorno di convivenza. L’uomo, in casa, squalificava la moglie (parte civile con l’avvocato Davide Ciriolo) denigrandola come casalinga e poi anche come mamma. Avrebbe costretto persino la donna a consumare un rapporto sessuale non protetto e, una volta scoperta la gravidanza, l’avrebbe obbligata ad abortire. E poi la picchiava così come picchiava anche il figlio piccolo in più circostanze: in un caso, tra i più eclatanti, quello in cui avrebbe malmenato il bimbo che in quel periodo frequentava la scuola dell’infanzia lasciandogli addosso degli ematomi sulle gambe e sulla schiena. E via dicendo in altri episodi di violenza che avrebbero segnato la crescita del ragazzino.
In realtà, la difesa, rappresentata dagli avvocati Luigi Corvaglia e Romolo Chiriatti, ha sostenuto la inattendibilità della persona offesa; la mancanza di riscontri esterni e la esistenza di alcune registrazioni dalle quali sarebbe emerso che il bambino, in realtà, veniva maltrattato dalla donna che era insofferente ai doveri coniugali, materni e familiari.