Bombe al bar per costringere i titolari a sublocarlo e spaccio di droga: sotto inchiesta un’intera famiglia

PRESICCE-ACQUARICA (Lecce) – La procura di Lecce, pm Luigi Mastroniani, chiude le indagini sui due ordigni fatti esplodere, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, all’esterno di un bar in fese di inaugurazione, in piazzetta Villani, a Presicce. Sotto inchiesta compaiono i tre soggetti arrestati il 25 gennaio: Lucio Mancino, 59enne, la figlia Federica, di 35, (in carcere come il padre con quest’ultima scarcerata dalla gip Francesca Mariano, la giudice firmataria dell’ordinanza), entrambi ritenuti responsabili degli attentati del 15 e del 29 maggio 2024. Ai domiciliari, invece, finì Mariana Leiba, 21enne di origini moldave, coinvolta in un’attività di spaccio. Le accuse, a vario titolo, sono quella di tentata estorsione, stalking, danneggiamento mediante deflagrazione di ordigno esplosivo e violazioni in materia di sostanze stupefacenti.

Il primo episodio, come detto avvenuto il 15 maggio, aveva visto il posizionamento di un ordigno rudimentale davanti a un’attività commerciale, fortunatamente senza conseguenze grazie alla mancata deflagrazione. Il secondo episodio, il 29 maggio, tuttavia, aveva avuto esiti ben più gravi: un ordigno esplosivo aveva provocato pesanti danni alla struttura, gettando la comunità locale in un clima di paura.

Grazie a un’intensa attività investigativa, i carabinieri della Compagnia di Tricase sono riusciti a ricostruire il quadro dei fatti: l’obiettivo dei responsabili era costringere una commerciante e il suo compagno, un medico del posto, a sublocare i locali della loro attività. Il presunto mandante, Lucio Mancino, avrebbe agito con il supporto della figlia e di altri complici ancora in fase di identificazione. Ma l’indagine ha portato alla luce il coinvolgimento del gruppo familiare in un traffico di sostanze stupefacenti. Durante le perquisizioni, infatti, sono state sequestrate diverse dosi di cocaina, che hanno fatto finire nei guai pure la compagna di Mancino, confinata ai domiciliari.

Come detto, Federica Mancino è tornata in libertà. Nel faccia a faccia con la giudice, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, spiegò di non aver mai avuto alcun interesse nella gestione del bar ma soltanto dei dissidi di natura personale con la proprietaria e la giudice, settimane dopo, dispose la sua scarcerazione. Il padre, invece, ammise un’attività di spaccio estromettendo da qualsiasi coinvolgimento la giovane compagna (come confermato dalla stessa) negando fermamente di aver mai commissionato gli attentati. Tutti e tre sono difesi dall’avvocata Rita Ciccarese.