RACALE (Lecce) – Sarà una battaglia fra la perizia disposta dal gip e la consulenza della difesa ad accertare le effettive condizioni del killer di Egidio Sava. Il perito del giudice Giovanni Gallo, lo psichiatra Domenico Suma e il consulente nominato dalla difesa sono arrivati a conclusioni diametralmente opposte. Per il perito del Tribunale, Domenico Suma, Francesco Mastroleo, 38enne di Racale, era nelle condizioni di intendere e di volere quando ha ammazzato il 25 giugno scorso l’amico di Melissano alla periferia di Racale. Per il consulente della difesa, il dottore Angelo Serìo, le patologie legate ad uno stato di tossicodipendenza patite dall’imputato ne avrebbero considerevolmente scemato le capacità psico-fisiche. Il giudice, anche con il parere favorevole del pubblico ministero Giuseppe Capoccia, ha fissato per il prossimo 6 maggio l’esame dei periti in contraddittorio. La difesa, rappresentata dall’avvocato Massimo Basurto, ha anche prodotto ulteriore documentazione con cui si attestano i problemi psichiatrici dell’imputato (presente in udienza).
L’omicidio maturò in un contesto di totale degrado sociale e umano. Quel giorno di inizio estate sarebbe sorta una lite tra i due uomini nel giardino di casa di Mastroleo a Racale dove furono anche trovate tracce di sangue. La discussione, poi, sarebbe proseguita per strada dove venne accoltellato Sava. Quest’ultimo, nonostante fosse stato ferito, riuscì a fuggire e a salire sulla sua Peugeot 206 e a percorrere qualche metro ma venne subito raggiunto da Mastroleo. Quindici le coltellate inferte alla schiena e al torace con una lama larga un centimetro e mezzo così come accertato dallo stesso medico legale nel corso dell’autopsia. Sava percorse comunque qualche metro per poi schiantarsi contro un muretto.
L’auto prese fuoco e il 28enne riuscì ad uscire dall’abitacolo. Morì, però, a pochi metri di distanza. Dal prosieguo delle indagini emerse il movente di quel delitto. La violenta reazione sarebbe stata scatenata dal fatto che Mastroleo sorprese l’amico in possesso di un anello appartenuto alla madre e di circa 40 euro rubati in casa. Da qui la lite finita nel sangue e un omicidio che turbò la quiete di un piccolo centro del sud Salento. I familiari della vittima sono rappresentate dagli avvocati Mario Coppola e Giovanni Verardi.
F.Oli.