MATINO (Lecce) . Ammazzò per poi gettare il corpo della vittima in un pozzo in un terreno di proprietà della sua famiglia. Per l’omicidio del 30enne Ivan Regoli c’è la richiesta di rinvio a giudizio per Cosimo Mele, l’assassino reo confesso di 35 anni, originario di Matino così come la vittima, arrestato il 15 marzo scorso dopo una lunga e complessa attività d’indagine condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce e dai colleghi della Compagnia di Casarano. Nelle scorse ore la richiesta di rinvio a giudizio a firma del procuratore aggiunto Antonio De Donno è salita al quinto piano. Dovrà ora essere un gup a fissare la data dell’udienza preliminare. La difesa, però, potrebbe avanzare richiesta di abbreviato nei prossimi 15 giorni. Mele risponde di omicidio volontario aggravato dai futili e abietti motivi e occultamento di cadavere.

Il giovane di Matino svanì nel nulla il 12 settembre di quattro anni fa. Regoli si allontanò spontaneamente da casa in quel caldo pomeriggio di fine estate. Con sé aveva solo 3 euro e il cellulare che, da quel giorno, risultò sempre spento. Alla madre Antonia riferì che si stava recando in un tabacchino per acquistare un pacco di sigarette e che, successivamente, si sarebbe dovuto incontrare con la ex-moglie. Proprio perché non si sarebbe dovuto attardare a lungo lasciò a casa il portafogli e i documenti. Al momento della scomparsa, Regoli indossava una maglietta nera, una paio di bermuda di colore nero e scarpe da ginnastica bianche. Da subito i familiari intuirono che Ivan non si era potuto allontanare volontariamente. I carabinieri avviarono le indagini scandagliando più piste investigative. Dal sottobosco della droga, alla matrice passionale, senza tralasciare l’ipotesi di un clamoroso scambio di persona.
A distanza di un anno e mezzo dalla scomparsa del 30enne nel registro degli indagati finì il nome dello zio dell’assassino, un 44enne di Parabita. La sua auto, una vecchia Fiat Punto, finì sotto sequestro per essere sottoposta ad una serie di esami e rilevare eventuali tracce di sangue riconducibili alla vittima. Gli accertamenti, però, diedero esito negativo. Lentamente, però, gli investigatori incominciarono a sbrogliare l’intricata matassa. Una svolta decisiva arrivò il primo agosto di un anno fa quando i resti ossei della giovane vittima furono ritrovati in un pozzo in contrada Sant’Anastasia a Matino. I successivi esami di laboratorio e di antropologia forense fugarono qualsiasi dubbio: i resti appartenevano a Ivan Regoli. La nebbia incominciava così a diradarsi. I sospetti si concentrarono su Mele. Il terreno in cui venne trovato i cadavere infatti apparteneva alla famiglia del 35enne. E le intercettazioni piazzate nella macchina dell’uomo consentirono di chiudere il cerchio attorno all’assassino chiarendo anche il movente. Mele, nel frattempo trasferitosi a L’Aquila dove aveva trovato lavoro come intonacatore, avvicinò quel giorno Regoli ritenuto responsabile di alcuni furti e incendi nell’abitazione di campagna.

E scattò la vendetta. Una sorta di ritorsione ai rifiuti di cedere alle continue richieste di denaro che la vittima pretendeva. Giunti nella campagna di proprietà, Mele colpì ripetutamente Regoli alla testa con un tubo in ferro e una livella. Poi gettò il corpo nel pozzo coprendolo con reti per la raccolta delle olive. Il 35enne confessò l’omicidio in caserma il 21 febbraio scorso messo ormai alle strette. Confermò la dinamica anche dopo il suo arresto nel corso dell’interrogatorio di garanzia.
Con il prosieguo delle indagini sono stati eseguiti diversi sopralluoghi nella campagna di Mele. Le varie tracce ematiche rilevate apparterebbero tutte alla vittima. Nessun residuo di sangue è stato ricollegato all’assassino. Un’ulteriore conferma al fatto che tra vittima e carnefice non ci sarebbe stata alcuna colluttazione. Mele è assistito dagli avvocati Gabriella Mastrolia e Ugo Marinucci, quest’ultimo del Foro di L’Aquila. La madre, i due fratelli e la ex compagna della vittima sono rappresentati dagli avvocati Francesco Piro, Maria Greco, Francesca Conte e Gennaro Gadalena del Foro di Roma. L’assassino è attualmente detenuto nel carcere di Lecce.
F.Oli.