MARTANO (Lecce) – Operaio rimane impotente dopo un incidente sul lavoro e la moglie si costituisce parte civile perché non può più avere rapporti sessuali né figli . E chiede anche un maxi risarcimento nei confronti dei vertici della ditta Igeco Costruzioni e dell’Acquedotto Pugliese finiti sul banco degli imputati con una motivazione ben precisa: l’insorgenza della malattia del marito avrebbe inciso negativamente anche sulla sua vita, sul rapporto di coppia e la loro armonia.
L’incidente sul lavoro del coniuge risale al 27 dicembre del 2016. Un 58enne di Martano è impegnato a Torre San Giovanni (marina di Ugento) in alcuni lavori per il completamento della rete idrica e fognaria appaltati da Acquedotto Pugliese alla Igeco Costruzioni. Al momento dell’incidente l’uomo stava rimuovendo del materiale di risulta dalla sede stradale per poi caricarlo su una pala Caterpillar guidata da un collega che, inavvertitamente, investe l’operaio in una manovra in retromarcia. Per il 58enne i soccorsi prestati si rivelano del tutto inutili.
Sulla scorta delle indagini condotte dagli Ispettori dello Spesal, coordinati dalla pm Paola Guglielmi, sotto inchiesta finiscono il collega alla guida della pala: Bruno Patisso, 57 anni, di Taurisano insieme a Cinzia Ricchiuto, 47 anni, di Cavallino, legale rappresentante della Igeco Costruzioni e datore di lavoro dell’operaio; Vito Scarongella, 45enne, di Ruvo di Puglia, nel ruolo di coordinatore per la sicurezza nella fase dell’esecuzione per Acquedotto Pugliese e Annamaria Violante, 51, di Bari, responsabile dei lavori sempre per Acquedotto Pugliese.
L’accusa a carico degli imputati è quella di lesioni personali aggravate perché “per negligenza, imprudenza, imperizia, inosservanza delle norme sulla sicurezza sul lavoro avrebbero cagionato lesioni consistite in una frattura del bacino”. L’operaio, effettivamente, fu costretto a ricorrere ad un intervento chirurgico per l’inserimento di una placca e di viti con una prognosi definitiva di una quarantina di giorni.
Ma gli strascichi di quell’incidente sarebbero stati altri e anche più gravi. Grazie agli esiti di una consulenza richiesta dall’avvocata Rita Ciccarese, legale dell’operaio, le lesioni riportate in tutta la zona del corpo dalla cintola in giù avrebbero determinato un irreversibile stato di impotenza. E tra le parti civili compare così non solo l’operaio ma anche la moglie (richiesta avanzata sempre dall’avvocata Ciccarese e accolta dalla giudice monocratica Francesca Mariano davanti alla quale si sta celebrando il processo). Una richiesta risarcitoria basata sul presupposto che la signora è una giovane donna ancora in età fertile privata pure della possibilità di avere altri figli dal proprio marito. A difendere gli imputati, gli avvocati Luigi Covella; Alessandro Amato; Rosario Cristini; Michele Laforgia e Maurizio Cassano.