La giunta Gabellone ripristina le regole per le assunzioni, l’ex governo Pellegrino rivendica la legittimità delle stabilizzazioni, i lavoratori in bilico urlano i loro diritti. Questo, in estrema sintesi, il quadro che si è prospettato in provincia dopo la notifica del recesso del proprio contratto a circa 40 lavoratori stabilizzati.
Il Pd provinciale non ci sta e si riunisce in conferenza stampa per sostenere i lavoratori e per rendicontare le procedure di regolarizzazione adottate in seguito alle finanziarie 2007 e 2008. Lo ha dichiarato Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia di Lecce all’epoca dei fatti, il quale ha commentato le regole di difficile interpretazione all’interno delle finanziarie, che la sua giunta interpretò per regolarizzare i contratti dei lavoratori che da oltre 15 anni operavano per l’Ente provinciale. Furono interpellate anche le organizzazioni dei sindacati territoriali, procedura prevista dalla legge e, di concerto, si decise per l’assunzione, a tempo determinato per alcuni, indeterminato per altri in base all’anzianità di servizio, determinando così la stabilizzazione differita.
A distanza di anni, ha continuato Pellegrino, la giunta Gabellone, anziché pensare a governare il presente, scava nelle bucce di chi l’ha preceduta e rivendica l’illegittimità di quelle assunzioni. Per avvalorare tali tesi, l’attuale governo provinciale, ha chiesto parere alla Corte dei Conti, subito rigettato in quanto inammissibile. Non contenti, prosegue Giovanni Pellegrino, hanno richiesto pareri al Ministro dell’Economia e delle Finanze, al Ministro degli Interni e a quello della Funzione pubblica, con un enorme dispendio di soldi pubblici. Si sono rivolti anche a due avvocati di parte, in altre parole pareri “di comodo”. Nel frattempo, i lavoratori cercheranno di tutelarsi con azioni legali e sindacali e tutto sfocerà in un enorme contenzioso che Pellegrino definisce “macelleria sociale”. Per il segretario provinciale Pd, Salvatore Capone, è un atto vergognoso anche se si trattasse di una sola persona, ma in questo caso sono 37 famiglie, molte di loro monoreddito, ad essere gettate nello sconforto.
Determinato a proseguire nella battaglia già intrapresa, il capogruppo Pd provinciale Cosimo Durante, che nei prossimi giorni dialogherà con le sigle sindacali e chiederà la convocazione di un Consiglio Provinciale con un Ordine del Giorno apposito. Mentre per il consigliere Alfonso Rampino l’operazione sta di fatto annullando, tra gli altri, importanti servizi della Provincia, come ad esempio quello dell’innovazione tecnologica, con il rischio di avere in questo caso la paralisi delle procedure per qualsiasi problema nei processi di informatizzazione dell’Ente.
“Noi avevamo ritenuto nella passata legislatura, e continuiamo a ritenere oggi, che sia un dovere morale di ogni amministrazione pubblica quello di non creare disoccupazione, stabilizzando i rapporti di lavoro di fatto già consolidati e le professionalità che noi, tra l’altro, riteniamo preziose per il buon funzionamento dell’Ente”, è stato il commento di Rampino.
Contrariata la consigliera e vicepresidente della regione, Loredana Capone che identifica come fiori all’occhiello della passata presidenza, lasciata in eredità all’attuale, il Servizio di Informazione Tecnologica R.I.S.O ed il progetto Libera, con il quale si toglievano dalla strada donne immigrate, prevalentemente minorenni, affrancandole da quella vera e propria schiavitù che le costringe, fin da giovanissime, alla prostituzione. Con il taglio di personale formato alla gestione di questi progetti, si mette l’Ente nelle condizioni di non operare negli ambiti che gli competono e di avvalersi di personale esterno per le gestioni ordinarie. Una scelta scellerata, che non fa fronte agli sprechi economici ma li accentua. Una destra che quindi privilegia il precariato, come quello del Governo nazionale che contrasta le internazionalizzazioni del personale sanitario operate dalla Regione. Un’impostazione esclusivamente ideologica che noi continueremo a contrastare in tutte le sedi istituzionali.