“Adesso basta! Sul quotidiano inquinamento del nostro mare cristallino, a causa dello sversamento dei reflui provenienti dal depuratore consortile, non si può intervenire in punta di fioretto come sta facendo la Regione Puglia.” Lo dichiara il consigliere regionale del Pdl, Antonio Barba.
Il problema va e deve essere risolto attraverso una presa di coscienza che in questo momento non si vede nemmeno all’orizzonte.
Per questo, sin da domani, busserò alla porta dell’Assessore Amati per chiedergli che prenda a cuore una situazione difficile che non si risolve con i tempi biblici delle schermaglie politiche, ma con la consapevolezza che vanno assunti provvedimenti “ad hoc” per tematiche ben specifiche.
Tanto per essere chiari: la Delibera di Giunta n° 2637 del 30 novembre scorso è un provvedimento che non risolve l’inquinamento del mare gallipolino, poiché disciplina situazioni che fanno riferimento ai contenitori di spandimento nei quali dovrebbero sversare tutti i depuratori consortili. Per Gallipoli questa presa d’atto più formale che sostanziale non è sufficiente. Anzi risulta una vera e propria beffa dal momento che le vasche di spandimento riattivate, nel momento stesso in cui esondano, convogliano i reflui nel Canale dei Samari e da qui nelle acque della “Città Bella”. Delle due l’una: o non si ha cuore la tutela del patrimonio paesaggistico e, di conseguenza, non si ha interesse ad intervenire con politiche ambientali specifiche, oppure, se è vero il contrario, come tutti auspichiamo, è il momento di passare dalle parole ai fatti.
Pertanto nemmeno una goccia dei reflui consortili deve sversare nelle acque del mare gallipolino, poiché quelle acque sono patrimonio del territorio italiano e pugliese.
Di quale sviluppo turistico si può parlare se la Regione acconsente allo sversamento di acque che, se anche dovessero essere ben depurate, sarebbero comunque motivo di grave danno ambientale e deturpamento naturale e che sarebbero causa di immediato divieto di balneazione?
Eppure, si potrebbero utilizzare alcune cave presenti sul territorio come vasche di spandimento, dandosi da fare celermente per rendere quelle acque batteriologicamente pure ed utili, quindi, ad irrigare i nostri campi.
Invece, anziché preoccuparsi della tutela del territorio, si assiste a rimpalli di responsabilità che nel migliore dei casi danno visibilità a qualcuno e nel peggiore certificano l’inesistenza di una buona politica. Probabilmente è giunto il momento che qualcuno dica all’Assessore Amati come stanno realmente le cose a Gallipoli, evitando il rischio che egli ne prenda coscienza da una frettolosa scorzatina di rassegna stampa o di superficiale informazione su due piedi.”