Una nota del gruppo Udc: Siamo sconfortati e preoccupati per quanto abbiamo potuto constatare per la visita della tendopoli tra le campagne di Manduria e Oria. Il nostro è un giudizio negativo sul piano logistico organizzativo, umano e solidaristico e di onerosa spesa realizzativa e gestionale.
L’utilizzazione del demanio aereonautico di Manduria, privo di qualsiasi infrastruttura, produce due finalità: una ghettizzazione a rischio
di sommossa dei potenziali ospiti; o un permissivismo di libertà che determina preoccupazione per la convivenza con le popolazioni locali che temono anche il ripetersi del degrado socio-ambientale di Lampedusa.
Per noi l’immigrato è una persona che si esprime nell’integralità della sua dimensione sociale, culturale, valoriale e identitaria. L’integrazione deve chiamare la nostra concezione della persona e della società e obbligare l’adesione del prossimo al nostro modello di convivenza. L’amore verso il prossimo si manifesta nel favorire il suo radicamento a casa nostra prevenendo le cause che obbligano ad emigrare.
L’incertezza e l’ambiguità con le quali si è mosso il Governo nazionale in questi mesi, nonostante la consapevolezza sull’evento più volte manifestata dal Ministro Maroni, costringe oggi le autorità nazionali a costi rilevanti sia sul piano delle infrastrutture da realizzare nei territori nazionali, sia verso quei Paesi, vedi la Tunisia, ai quali bisognerà offrire risorse finanziarie e mezzi per trattenere l’onda migratoria. Un Governo lungimirante avrebbe dovuto, per tempo, promuovere un auto-emancipazione di questi popoli con l’aiuto della Comunità Europea perché essi potessero diventare protagonisti dello sviluppo del proprio Paese per rimanere vicino ai propri cari.
A fronte di queste constatazioni, l’Udc di Puglia (partito e Gruppo consiliari), propone al Governo regionale di chiarire in modo certo la quota di migranti che le verrà assegnata e l’autonomia della gestione di questa quota sul proprio territorio. Siamo contro il ghetto delle tendopoli e ipotizziamo un’accoglienza diffusa sul territorio con l’utilizzo di strutture idonee e abbandonate (caserme o seminari) e il coinvolgimento di organizzazioni laiche e cattoliche perché possano sovrintendere a quote di profughi con l’apporto di esperienze di solidarietà e di umanità.
Un progetto pilota con il coinvolgimento delle Province di Taranto e di Brindisi e dei Comuni di Oria e Manduria, potrebbe dar vita ad un’agenzia del volontariato per i migranti raccordata con la Regione Puglia per rispondere in modo stabile ad un problema che certamente non sarà passeggero.
Solo con una responsabilità autorevole del Governo nazionale si può fare chiarezza sull’identificazione dei migranti e dare sicurezza alle popolazioni locali. Spetta al Governo definire la natura giuridica dei migranti e se e come allocarli in centri quali il CIE o CARA. Sono in vigore leggi nazionali ed europee (art. 20 della Bossi-Fini, art. 5 della Direttiva Europea n. 55) che se bene applicate possono con estrema semplicità definire la natura di chi migra e convenire sulla sua integrazione nazionale o europea. Ci chiediamo come mai sia intercorso tutto questo tempo prima di decidere per la concessione di un Permesso di Soggiorno Temporaneo, alla luce dei capovolgimenti istituzionali che interessavano i Paesi del nord Africa.
Sarà poi compito della Regione coinvolgere gli Enti locali presenti sul territorio, dalle Province ai Comuni, per la più corretta gestione del flusso migratorio alla stessa assegnato.
Siamo certi che chi è approdato sulle coste europee dell’Italia difficilmente potrà essere rimpatriato senza il ricorso a forme di coercizione. Suggeriremmo pertanto al Governo di prevenire con una politica puntuale sull’immigrazione il ripetersi dei casi di Lampedusa e di aprire un serio e responsabile confronto con Regioni ed Enti locali.