La notte di marmo reca impressa, tra polvere e incubi, la trama dell’assenza, del vuoto.
Celato fra le pareti dell’inconscio, è forse sogno rarefatto il tempo trascorso insieme: “rinascita”.
Si prestava ad accogliere le anime, i pensieri, le verità di Jung, un divano che era tana e nido e che noi, tra alberi spettrali e misteriosi, usavamo per disegnare la felicità, navigando fra i labirinti che l’impervio e vasto Oceano delle menti talvolta crea.
Fantasticammo una sera di Marzo di cose diafane, sublimi e superflue. Di vampiri, bellezza, mandala e alchimia.
Tutto è cambiato.
Mi opprime ora l’inedia, l’amaro stallo che io stesso, sciagurato demiurgo, ho contribuito a creare con l’errore e l’arroganza.