Un ergastolo e cinque condanne pesantissime per sei esponenti della Sacra corona unita, ritenuti responsabili di quattro omicidi, un tentato omicidio e una serie di rapine avvenute in provincia di Lecce alla fine degli anni Novanta.
E’ arrivata nel tardo pomeriggio di ieri sera la decisione della Corte d’assise di Lecce, che ha definitivamente stroncato la frangia leccese della Scu, vicina al boss brindisino Vito Di Emidio, poi diventato collaboratore di giustizia. Furono proprio le dichiarazioni di Di Emidio a dare il via alle indagini che culminarono nell’operazione “Bullone” (dal soprannome del capo clan), che nel 2005 fece finire in carcere 16 persone. Per sei di loro ieri è arrivato il verdetto, che ha stabilito per tutti pene piu’ severe di quelle chieste dal sostituto procuratore della Dda Elsa Valeria Mignone. Di Emidio e’ stato condannato a 21 anni di reclusione (la richiesta era di 18); Marcello Ladu all’ergastolo (cosi’ come sollecitato dalla Procura), Pasquale Tanisi a 22 anni (chiesti 12), Pasquale Orlando a 18 anni (rispetto ai 9), Giuseppe Picciolo a 6 (chiesti 3), Vito Cacciatore a 14 anni (la richiesta era di 8). Tra gli omicidi di cui il gruppo era chiamato a rispondere quelli di Barbara Toma e Fernando D’Aquino, uccisi a colpi di kalashnikov a Casarano il 5 marzo 1998, nonche’ quello di Antonio Potenza, avvenuto a Nociglia, 2 novembre 2000.