Aumentano i contratti di apprendistato. A rilevarlo è l’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce in base ad un’elaborazione dell’Ufficio studi su dati Istat, Unioncamere e Ministero del Lavoro.
Sono migliori del previsto le prospettive occupazionali nel Salento. Le assunzioni di giovani under 29, con contratto di apprendistato, saranno presumibilmente 4.500 entro l’anno, pari al 40 per cento del totale delle assunzioni. Queste, però, rappresentano appena l’1,6 per cento di tutta la popolazione dei giovani salentini nella fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni. La provincia di Lecce si piazza così all’85° posto in Italia.
Allargando lo sguardo alle altre città pugliesi, in termini percentuali, la migliore è Taranto: 3.910 nuovi contratti di apprendistato, pari al 2,1 per cento di tutta la popolazione dei giovani nella fascia 18-29 anni (68° in Italia). Segue Bari con 12.470 apprendisti pari al due per cento degli under 29 (71° posto). Brindisi con 3.080 nuove assunzioni pari all’1,8 per cento della popolazione giovanile (80ª posizione) e Foggia 3.950 contratti pari all’uno per cento (104° in Italia).
Sommando tutti i valori, ci sarebbero, in Puglia, 27.880 giovani assunti con contratto di apprendistato: 1.577 in più rispetto al 30 giugno 2010 (erano 26.303).
L’apprendistato rappresenta, dunque, uno dei percorsi più efficaci per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e ridurre l’asincronia del mancato incontro fra la domanda espressa dalle imprese e l’offerta di giovani.
In particolare, in Puglia, i mestieri che ricorrono maggiormente all’apprendistato sono i parrucchieri, estetisti ed assimilati: si prevedono 260 contratti nel 2011, pari al 66,7 per cento delle nuove assunzioni. Seguono i conduttori di macchinari per il movimento terra (210 contratti pari al 42,9 per cento); i panettieri e pastai artigianali (70 pari al 35 per cento); gli installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici (50 pari al 31,3 per cento); personale non qualificato delle attività industriali ed assimilati (60 pari al 28,6); addetti a macchine confezionatrici di prodotti industriali (40 pari al 28,6); disegnatori industriali ed assimilati (20 pari al 22,2); cuochi in alberghi e ristoranti (100 pari al 21,7); segretari, archivisti, tecnici degli affari generali (10 pari al 20); meccanici e montatori di apparecchiature termiche e di condizionamento (50 pari al 18,5); camerieri ed assimilati (100 pari al 17,5); facchini e addetti allo spostamento merci ed assimilati (40 pari al 17,4); centralinisti, telefonisti e operatori di call center (50 pari al 16,1); addetti alle macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali (10 pari al 12,5); tagliatori di pietre, scalpellini e marmisti (10 pari all’11,1); attrezzisti di macchine utensili e affini (10 pari all’11,1); personale ausiliario addetto all’imballaggio, magazzino e consegna merci (10 pari all’11,1); commessi e assimilati (280 pari all’ 11); trafilatori ed estrusori di metalli (10 pari al 10); contabili ed assimilati (120 pari al 9,2); baristi e assimilati (50 pari all’8,1).
«Sarebbe opportuno – dice Amedeo Giuri, direttore di Confartigianato Imprese Lecce – creare un rapporto ancora più stretto tra scuola e aziende, valorizzare meglio la formazione professionale attraverso il contratto di apprendistato quale strumento formativo fondamentale per trasmettere il ‘saper fare’».
«Nonostante la crisi – sottolinea Giuri – l’artigianato può offrire opportunità di occupazione stabile e qualificato. Ma, secondo nostre rilevazioni, un imprenditore su quattro non riesce a reperire le figure professionali di cui necessita». Tre i motivi principali: innanzitutto la difficoltà a trovare personale qualificato o con una precedente esperienza lavorativa specifica; la mancanza di strutture formative adeguate per la troppa distanza tra il mondo del lavoro e le scuole professionali, e più in generale con il sistema della formazione; la scarsa disponibilità ad orari e mansioni flessibili manifestata dai lavoratori.