Indietro non si torna sui tagli ai punti nascita negli ospedali salentini, ma c’è chi proprio non ci sta. Non i comuni interessati maggiormente, Casarano e Gallipoli, non i lavoratori della Casa di Cura Clinica San Francesco di Galatina. I primi pronti alla guerra giudiziaria con i ricorsi amministrativi, i secondi pronti alla proclamazione dello stato di agitazione.
Medici, ostetriche, infermieri pediatrici, puericultrici dell’Unità Funzionale di Ostetricia e Ginecologia, infatti, sono a rischio, in seguito alla dismissione del servizio nella clinica, perché “la specificità della professione non consente l’utilizzo in altre discipline specialistiche”. Sarà costretto, invece, a spostarsi in altri nosocomi il personale tuttora impegnato nei punti nascita di Gallipoli e Casarano, entrambi smobilitati, secondo le indicazioni della seconda tornata del Piano di Rientro sanitario, decisa dalla giunta regionale la scorsa settimana. In entrambi i casi, come per la San Francesco, è valso il criterio del mancato superamento dei 500 parti effettuati durante l’anno. 486 al Ferrari, 466 al Sacro Cuore, nel 2010, di più, comunque, rispetto al Veris Delli Ponti di Scorrano, fermo a quota 377. Eppure, tra i tre è stato quest’ultimo a salvarsi, per ragioni di “copertura territoriale”, come spiegato nella delibera di giunta. Si sarebbe lasciata scoperta infatti la dorsale adriatica, da Lecce a Tricase, ma soprattutto si sarebbe svuotato il nucleo del futuro ospedale che dovrà sorgere proprio in quella zona, tra Muro e Melpignano. “Sono ragioni che non ci bastano e non ci convincono”, tuona il sindaco di Casarano, Gianni Stefano, che in settimana coagulerà il dissenso di almeno tredici comuni dell’area per dare inizio ai ricorsi al Tar.