Si era salvato, insieme ad altre tre persone, dal naufragio di ieri mattina a largo delle coste di Torre Vado. Ha cercato di spacciarsi per migrante, ma gli altri sopravvissuti hanno puntato il dito contro di lui ed è stato arrestato. Intanto, continuano senza esito le ricerche dei dispersi in mare.
In manette è finito Gamal Saoud, tunisino di 41 anni. Risponde di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il pool anti-immigrazione, composto dalla Polizia di Stato, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza e dalla Capitaneria di Porto, formatosi negli anni ’90 proprio per contrastare il fenomeno degli sbarchi di clandestini dall’Albania, ha stretto il cerchio attorno al responsabile dell’ennesima strage di migranti nel Canale d’Otranto.
Ad incastrare il tunisino, inesperto secondo il racconto dei superstiti (“guardava continuamente la cartina nautica” avrebbero dichiarato i passeggeri), sono state le dichiarazioni dei sopravvissuti che, compatti, hanno indicato nel 41enne nordafricano colui che aveva il comando del natante, affondato alle 3 di martedì mattina, a circa sei miglia dalla costa salentina.
A bordo dell’imbarcazione, un gommone di circa sei metri con carena in vetroresina, salpata dalle coste greche alle prime luci del mattino del 18 giugno, stando alle dichiarazioni dei testimoni raccolte dal pool anti-immigrazione, c’erano undici, forse dodici persone. I migranti, sul numero dei passeggeri, non erano d’accordo. Soltanto quattro di loro sono riusciti a salvarsi, grazie ad un peschereccio di passaggio, che li ha issati a bordo e dato l’allarme alla Capitaneria di Porto.
Da ieri mattina, i mezzi nautici ed aerei della Capitaneria e della Guardia di Finanza, oltre a quelli di Polizia e carabinieri, stanno setacciando una vasta zona di mare, alla ricerca dei dispersi. All’appello mancherebbero sette (otto) persone, tutte di sesso maschile, tra le quali tre afgani, prossimi alla maggiore età. Gli altri dispersi sarebbero algerini e tunisini.
All’arrivo delle motovedette, il piccolo gommone – adibito al trasporto di una decina di persone – era mezzo affondato, probabilmente a causa di uno squarcio ad uno dei due tubolari, che avrebbe fatto imbarcare acqua fino a farlo colare a picco. Gli uomini della Capitaneria, tuttavia, non avrebbero riscontrato evidenti lesioni alla carena in vetroresina.
Gamal Saoud è stato arrestato in quasi flagranza di reato, dopo l’interrogatorio condotto dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone. Secondo il racconto degli altri tre superstiti, il tunisino non sapeva bene quale rotta dovesse seguire – come ipotizzato dagli investigatori – per raggiungere, dal porto greco di Alexandropolis, il golfo di Taranto e quindi approdare nei pressi di Porto Cesareo. Questo, almeno, suggerirebbe la rotta che stavano seguendo: nord-ovest.
La traversata dei migranti nel Canale d’Otranto sarebbe durata circa 24 ore ed ognuno dei passeggeri avrebbe sborsato oltre mille euro. Ma questa rappresenterebbe soltanto una tappa intermedia del loro viaggio. Dalle testimonianze raccolte, infatti, pare che i clandestini fossero in cammino da mesi, partiti dai loro paesi d’origine (Iran e Afghanistan) e diretti in Grecia. Durante il loro viaggio, sarebbero stati anche sequestrati da gruppi di curdi, che li avrebbero poi liberati soltanto dopo avere ottenuto somme di denaro e dopo averli minacciati di “tagliare loro le dita”.
Come ricostruito dal pool, i migranti, giunti nel Salento, sarebbero ripartiti alla volta della Capitale e, da qui, avrebbero probabilmente raggiunto i paesi dell’Europa del nord: Svezia, Danimarca e Norvegia.
“La soddisfazione per l’arresto dello scafista – ha dichiarato il Questore Vincenzo Carella durante la conferenza stampa – contrasta con la tristezza per la (probabile) perdita di sette vite umane”. “L’arresto di oggi – ha dichiarato invece il procuratore capo della Repubblica Cataldo Motta – dimostra come il pool anti-immigrazione continui a lavorare efficacemente in sinergia. Tuttavia, esprimo profonda tristezza per ciò che è accaduto nel Canale d’Otranto; occorre una soluzione diversa dalla passività e dal respingimento”. “L’indagine ha confermato che gli immigrati clandestini partono dalle coste greche, ma la Grecia non ha assolutamente un atteggiamento collaborativo nei nostri confronti. In alcuni casi non risponde neppure alle richieste di rogatoria. In passato – ha ricordato Motta – ci si è giustamente lamentati dell’atteggiamento della Turchia, che pero’ e’ ancora fuori dalla Unione europea. La Grecia, invece, ne fa parte e dovrebbe avere un atteggiamento di maggiore collaborazione sul problema dell’immigrazione clandestina”.
I tre migranti tratti in salvo, nel frattempo, hanno fatto richiesta di asilo politico e verranno trasferiti nel C.a.r.a. di Bari. A giorni otterranno il permesso di soggiorno, per avere collaborato con la giustizia.
Le ricerche dei dispersi, intanto, continuano incessanti.