“Sono profondamente amareggiato da questa vicenda, perché dimostra che non ci si ferma davanti a niente pur di raggiungere i propri personali obiettivi. Ma sono altresì fiducioso nell’operato della Magistratura.” È con queste parole che il Magnifico Rettore Domenico Laforgia ha risposto questo pomeriggio in merito alle notizie pubblicate oggi circa le indagini a suo carico per abuso d’ufficio.
Il Rettore ha convocato una conferenza urgente per replicare che quanto detto non solo è stato impreciso ma che l’indagine in corso servirà soltanto a chiarire la sua innocenza e la trasparenza del suo operato. Ma andiamo con ordine: oggi sulla stampa è apparsa la notizia sull’indagine a carico del Rettore Laforgia che sarebbe stato accusato di abuso d’ufficio, di minacce e che avesse subito il sequestro di documenti riguardanti due sedute del Senato Accademico nel quale il Magnifico si sarebbe imposto per alcune assunzioni.
“Le informazioni pubblicate oggi sono imprecise.” Ha ribattuto. “C’è un’indagine su denuncia dell’ex-delegato Melica sulle nomine delle Commissioni interne, ancora in fase di votazione da parte del Senato. Non si tratta di assunzioni. Né c’è stata alcuna perquisizione negli uffici del Rettorato, la Polizia giudiziaria ha chiesto le registrazioni delle due sedute del Senato durante le quali si è discusso delle Commissioni. Registrazioni che serviranno al giudice per stabilire se ci sia stato da parte mia un abuso di potere. Anche l’accusa di minacce non è corretta perché il provvedimento parla solo di “tentato abuso di ufficio” (anche perché io non ho mai minacciato nessuno in vita mia).”
Il Rettore si è definito profondamente amareggiato e con forza ha ricordato l’impegno profuso negli ultimi cinque anni. “Quando sono stato eletto come “salvatore” dell’Ateneo (per riprendere l’espressione usata oggi dall’articolista) grazie alle mie capacità manageriali, ho agito per produrre profondi cambiamenti, cercando di eliminare comportamenti non adeguati e di fondare tutta la mia gestione sui principi del merito, della trasparenza e dell’eliminazione di privilegi consolidati; principi e linee guida già preannunciati nel mio programma elettorale. Forse qualcuno ha pensato che fossero soltanto parole da campagna elettorale e che non saremmo riusciti a scardinare un sistema che oggi si ribella con forza.”
La ribellione a quanto pare verrebbe dal professore Luigi Melica, che fino allo scorso 2011, ovvero fino alla revoca dello stesso Rettore era delegato all’internazionalizzazione da quattro anni. Da lui viene infatti, l’esposto che ha fatto scattare le indagini da parte della Procura della Repubblica.
“Sono contento che Motta abbia aperto un’inchiesta.” Ha continuato Laforgia. “C’è in atto, da mesi, un tentativo di far passare il nostro rigore come eccesso di potere e gestione autarchica mentre, se di eccesso si deve parlare, è un eccesso di diligenza e la volontà ferrea di dare un’opportunità a tutti, indipendentemente dagli sponsor e dalle tessere sindacali. Per mantenere fermo questo principio, ispiratore di tutta la mia attività di Rettore, ho dovuto dire dei “no”, alienare amicizie che credevo sincere, passare persino per un “prevaricatore” ma, devo dire con soddisfazione, che ricevo anche moltissimi attestati di stima e solidarietà all’interno e all’esterno dell’Università per quello che stiamo facendo in un momento di grandissima difficoltà per il sistema universitario italiano.
Noto, invece, una grande confusione nella diffusione delle informazioni, che non tiene mai conto delle prescrizioni della recente normativa universitaria. A cominciare dal nuovo Statuto e dalla riorganizzazione delle Facoltà, previsti per legge e comuni a tutto il sistema universitario italiano, che vengono proposti come provvedimenti del Rettore, mentre sono frutto di decisioni prese collegialmente sulla base della normativa vigente. Così come si parla di assunzioni quando in realtà si tratta di scorrimenti di carriera del personale già in servizio. E anche la questione dei candidati alle Commissioni interne per le quali lo Statuto prevede che il Rettore faccia una prima scelta e poi sottoponga una rosa di nomi al Senato che sceglie. È chiaro che a questo punto subentra un problema di privacy per quelli che non sono nella terna.
Ho la sensazione che la confusione sia voluta per disorientare la gente e screditare l’operato di questa Amministrazione. Ma noi lavoriamo per l’Istituzione senza altri interessi se non l’Istituzione stessa”.