Le pressioni di piazze bollenti hanno spesso fatto carne da macello di nutrite file di talenti. Potenziali fenomeni con una palla tra i piedi, ma viziati da spalle strette e solite fragilità temperamentali, che hanno visto inconsapevolmente risucchiarsi il genio del calcio nella lampada.
C’è chi invece tramuta le indulgenze dei tifosi e le agguerrite concorrenze sui campi d’allenamento in pura energia da cui attingete per esaltarsi la domenica. Jedaias Capucho Neves, noto a tutti come Jeda, ha da sempre rispecchiato il secondo prototipo di calciatore, parente sconosciuto di ansie da prestazioni, sudamericano meno fenomeno di altri, ma più pragmatico e concreto di altrettanti. Brasiliano girovago, a 33 anni “Gegè” ha vestito dieci maglie diverse con la consapevolezza di dover dimostrare sul campo i mille perché delle sue origini carioca.
“Nel calcio non saprei convivere senza le pressioni, senza le critiche dei tifosi e i mormorii della gente. A Lecce sto bene soprattutto per questo motivo e mi rendo conto che molti altri giocatori preferirebbero ambienti più sereni dove potersi esprimere al meglio. Lecce è una piazza calda e mi aiuta a tirare il massimo da me stesso. E’ esploso Foti? Chevanton scalpita? Sono felice per loro e per la squadra”.
LE PRESSIONI NON LA TOCCANO, OK, MA IL SUO INFORTUNIO E’ COINCISO CON L’EXPLOUT DI FOTI. SARA’ DIFFICILE RITROVARE UNA MAGLIA DA TITOLORE.
“Per me l’unica cosa che conta è esser tornato a disposizione del mister. In questo periodo i miei compagni hanno fatto molto bene ed è giusto che giochino coloro che stanno contribuendo alle vittorie del Lecce. Io mi impegnerò in allenamento per mettere in difficoltà l’allenatore e rendermi utile alla causa”.
IL SUO STOP E’ STATO PIU’ LUNGO DEL PREVISTO. SI CREDEVA POTESSE ESSERE ARRUOLABILE GIA’ DA QUALCHE SETTIMANA, DOPO COSA E’ SUCCESSO?
“Mi sono fermato a metà settembre durante la gara contro il San Marino ma si credeva potessi essere pronto già contro l’Entella. Pochi giorni prima sono tornato in gruppo ma ho avuto il riacutizzarsi del dolore, per cui abbiamo preferito non forzare i tempi per evitare conseguenze peggiori”.
CON PRECISIONE, DI CHE INFORTUNIO SI E’ TRATTATO?
“Non ho avuto un semplice guaio muscolare, ma una lesione tendinea del retto femorale. Ho dovuto, quindi, avere molta pazienza perché con i tendini non si scherza”.
QUAL E’ SECONDE LEI IL VALORE AGGIUNTO DI QUESTO LECCE?
“La squadra. Durante la mia carriera ho girato tanto e non ho mai visto un gruppo così compatto e coeso. Quando parlo di gruppo mi riferisco non solo ai giocatori ma anche alla dirigenza e a tutto lo staff”.
LEI E’ UNO DEI SENATORI CHE HA SPOSATO IL PROGETTO TESORO ACCETTANDO DI GIOCARE IN LEGA PRO. PERCHE?
“La serietà e la determinazione della famiglia Tesoro mi ha ispirato un profondo senso di fiducia. Lecce è una piazza importante aldilà della categoria in cui giochi e i programmi della nuova dirigenza sono molto ambiziosi. Non potevo fare scelta migliore”.
LEI E’ UN GIOCATORE IN SCADENZA DI CONTRATTO. QUALI SONO LE SUE PROROGATIVE PER IL FUTURO?
“Fosse per me rinnoverei subito con il Lecce. Mi trovo molto bene qui, sia per la vivibilità della città che per il feeling con i compagni e i tifosi, ma non dipende da me. Sarà la società a decidere se puntare ancora sul sottoscritto”.
A PROPOSITO DI COMPAGNI. CON QUALI GIOCATORI HA LEGATO DI PIU’ FUORI DAL CAMPO?
“Io e Max Benassi siamo quasi inseparabili. Condividiamo il fardello di avere una famiglia lontana dal Salento. Insieme troviamo la forza per caricarci in allenamento e di svagarci nel tempo libero”.
TRA GLI ASTRI NASCENTI DEL NUOVO LECCE CHI L’HA MAGGIORMENTE IMPRESSIONATA?
“Su tutti Memushaj. È davvero forte. Non lo conoscevo e non credevo fosse così bravo. In attacco da Bustamante a Chiricò passando per Falco hanno tutti dimostrato ottimi valori tecnici, ma devono crescere ancora a livello muscolare. Il calcio moderno è uno sport molto fisico e la potenza atletica è fondamentale. Il giovane che, però, ha maggiori margini di miglioramento è Malcore. Prevedo per lui un futuro da grande centravanti”.
COSA FARA’ JEDA QUANDO APPENDERA’ GLI SCARPINI AL CHIODO?
“Ho dedicato tutta la mia vita al calcio e spero di rimanere in questo mondo. Non credo saprei vedermi nelle vesti di dirigente o di operatore. Il mio sogno è quello di diventare un allenatore”.