E’ stata presentata ieri alle Officine Cantelmo l’iniziativa promossa dalla Provincia di Lecce e dalle stesse Officine Cantelmo, in collaborazione con Salentoweb.tv, che prevede un viaggio nei luoghi che sono stati scenario di soprusi e massacri in Italia e in Polonia ad opera dei regimi totalitari del Novecento.
Il fine è recuperare la memoria storica, per non dimenticare ma soprattutto per potersi riferire a fatti storici ancora troppo attuali e scottanti.
Si chiama “La memoria e il ricordo – un viaggio per non dimenticare” il progetto che coinvolgerà 150 giovani salentini in rappresentanza di quaranta comuni del Salento, che dal 2 all’8 marzo visiteranno Trieste e in particolare le Foibe di Basovizza e alla Risiera di San Sabba, per spostarsi in Polonia e nella sua capitale Cracovia, fino al campo di concentramento di Auschiwitz-Birkenau.
Presenti ieri alle Cantelmo il Presidente della Provincia Antonio Gabellone, l’Assessore alle Politiche Giovanili Bruno Ciccarese e il Presidente della Commissione provinciale Servizi sociali ed educativi Francesco Cimino, l’Avvocato Maurizio Fumarola Mauro, autore del libro “Quelli di Brioni… i figli degli anni terribili”, che ha fornito la sua testimonianza diretta di reduce dei lager. Il compito di approfondire il contesto storico è stato affidato al Professor Antonio Donno, Docente di Storia Diplomatica dell’Università del Salento.
Un progetto che ha come fine la scoperta e la conoscenza per allontanare il reiterarsi dell’errore, educando le giovani generazioni all’approfondimento di quelle pagine di storia che hanno annientato la dignità umana.
I regimi totalitari hanno tutti, senza distinzione di colore, avuto una matrice ideologica che trova le sue radici nel socialismo rivoluzionario che negava la liberalità, laddove lo Stato era concepito come unico padrone delle cose e degli individui. La conseguenza sistematica è stata la diffusione di una politica di terrore e a seguire la pulizia etnica, in tutti i casi.
Commovente e toccante la testimonianza dell’Avvocato Fumarola, sopravvissuto a un campo di lavoro in Austria, che ha raccontato qualcosa della sua esperienza, e ha ricordato che sfondare il silenzio è stato l’unico modo per restituire dignità a tutti i morti. Si è dovuto aspettare cinquant’anni.
Un applauso scrosciante quanto tra le lacrime dice: “Chi ha vissuto nei lager sa che la morte non è il peggiore dei mali. La morte diventa l’estrema arma di difesa del debole contro il più forte. Il più forte uccide il più debole in un attimo. Il più debole gli lascia un peso che dura per sempre”.
E tristemente conclude: “La storia insegna che non insegna niente a nessuno. Ciò che è avvenuto una volta nella storia del mondo è destinato a ripetersi”.