TAURISANO (Lecce) – Scagionato dalla moglie in aula dall’accusa di aver molestato sessualmente una minore nel processo in cui è imputato per violenza sessuale. La donna è stata sentita in mattinata davanti ai giudici della prima sezione penale (Presidente Gabriele Perna) e ha fornito una versione differente sulle tracce ematiche della presunta vittima trovate nell’auto del marito, L.P., 44enne di Taurisano, dove si sarebbero consumati i presunti abusi. Il teste ha riferito che quei residui deriverebbero dal ciclo mestruale che la ragazzina aveva quel giorno. Sarebbe stata la stessa giovane a confidare questo retroscena in casa della donna prima di salire sull’auto di L.P. per raggiungere un paese limitrofo. Queste dichiarazioni farebbero venir meno uno dei capisaldi su cui si fonda l’accusa che ha sempre sostenuto come quelle tracce fossero compatibili con il liquido seminale dell’imputato.
L’avvocato difensore Pasquale Scorrano ha già comunicato che potrebbe chiedere un nuovo ascolto in aula dei medici. Il processo è stato così aggiornato al prossimo 13 febbraio quando verrà dichiarata chiusa l’istruttoria e il pubblico ministero Stefania Mininni dovrebbe formulare l’atto d’accusa. I fatti risalgono al 2012. L’inchiesta è scattata grazie ad una denuncia della ragazzina (all’epoca di soli 14 anni) che, subito dopo il secondo episodio, decise di recarsi presso il commissariato di Taurisano e denunciare i fatti. Due gli episodi finiti sotto la lente degli investigatori in un contesto di forte degrado sociale, umano ed economico. L’uomo, che già conosceva la famiglia della ragazzina, si sarebbe avvicinato più volte nello stabile alla minore e avrebbe velocemente conquistato la sua fiducia tanto che tra i due sarebbe iniziato un vero e proprio flirt con tanto di lettere d’amore e messaggi.
Le presunte violenze si sarebbero consumate nell’auto del 44enne. In due circostanze per l’esattezza sempre alla periferia del paese e lontano dalla possibilità di essere notati, sempre secondo quanto denunciato dalla persona offesa. Dopo il secondo episodio, però, la ragazzina decise di raccontare tutto alla madre e ai suoi fratelli mettendo in moto l’attività d’indagine raggiungendo gli uffici della polizia. La minore è stata anche ascoltata con la forma protetta dell’incidente probatorio e ricostruì con lucidità i fatti. La sua versione venne ritenuta attendibile nonostante le fosse stato diagnosticato un lieve deficit mentale.
La Procura dispose il sequestro dell’auto dell’imputato che consentì di rilevare tracce di liquido biologico riconducibili alla ragazzina sul sedile anteriore del passeggero su cui, però, sarebbe emersa una nuova verità in aula. L.P., anche in fase d’indagine, ha sempre negato ogni accusa riferendo di essere rimasto vittima di un raggiro messo in atto dalla famiglia della minore e di essersi limitato ad aiutare la ragazzina accompagnandola a fare la spesa ma mai allungando le mani sul suo corpo. La famiglia della minorenne è assistita dall’avvocato Silvio Caroli.