LECCE – 20 aprile 1993 – 20 aprile 2018: quest’anno ricorre il 25° anniversario della morte di Don Tonino Bello, figura mai dimenticata, simbolo – soprattutto nel nostro Salento di cui era originario – di una mano sempre tesa verso gli ultimi, gli emarginati, verso quelle “periferie esistenziali” che Papa Francesco sempre più spesso ricorda alla sua Comunità di fedeli.
Tutta la Puglia si sta attivando tramite una serie di iniziative molto varie ma tutte accomunate dalla volontà di perpetuare il ricordo del vescovo originario di Alessano. Anche Supersano vuol fare la sua parte: la Parrocchia San Michele Arcangelo ha in programma l’evento “Don Tonino Bello, Vescovo della pace e degli ultimi – A 25 anni dalla morte” che si terrà il prossimo 26 gennaio presso la Chiesa Matrice. Alle 18.00 sarà celebrata la santa messa presieduta da S. E. Mons. Giovanni Ricchiuti, Arcivescovo della diocesi di Altamura–Gravina–Acquaviva delle Fonti e Presidente Nazionale Pax Christi, e concelebrata da S. E. Mons. Vito Angiuli, Vescovo della Diocesi di Ugento – S. M. di Leuca. Seguirà un incontro – moderato dal dr. Giancarlo Piccinni, Presidente della fondazione “Don Tonino Bello” di Alessano – in cui verrà rievocata, anche tramite la proiezione di un filmato sulla sua biografia, la figura del compianto “Don Tonino Bello, terziario francescano, vescovo di Molfetta – Ruvo – Terlizzi – Giovinazzo”, così come scritto su quella pietra scarna che è la sua tomba, oggetto di un pellegrinaggio incessante.
Un modo per mantenere vivo e attuale un ricordo che, in realtà, non si è mai spento e, anzi, continua a fortificarsi: Don Tonino non è ancora santo ma per la gente lo è sempre stato. A Molfetta, ad Alessano, a Ugento, dove fu vicerettore del seminario, ma anche a Tricase, dove fu parroco. E anche se 25 anni non sono pochi, edifici ecclesiastici, uffici pubblici, piazze e vie – con una foto, una targa oppure una delle sue frasi celebri – continuano a parlare di lui, di Don Tonino. Mai monsignor Bello, tanto meno Antonio. Sempre e solo don Tonino, il «fratello vescovo povero con i poveri», quello col pastorale e la croce di legno (di ulivo, però, simbolo della sua terra), quello con l’appartamento episcopale invaso dai senzatetto e dai migranti stranieri, quello che girava per le strade del porto e della vecchia Molfetta sedendosi accanto ai poveri e agli ubriaconi, quello che aveva la porta sempre aperta, anche alla prostituta che gli aveva bussato alle 4.00 di mattina affamata e fradicia di pioggia. Sempre lui: quel Don Tonino che parlava di pace e giustizia e che – nonostante la malattia e il dolore degli ultimi tempi – tuonava contro chi voleva “militarizzare” la sua terra, la Puglia, e che marciava verso Sarajevo, prostrata dalla guerra civile.
Si potrebbero scrivere fiumi di parole su Don Tonino, sulla profondità dell’uomo e del servo di Dio che è stato. E nemmeno tutte le iniziative che si stanno organizzando per l’anniversario della sua morte, come quella supersanese, sono sufficienti per capire l’operato di un uomo che ha semplicemente e con umiltà messo «in pratica il Vangelo sine glossa e sine modo, cioè senza aggiunte o menomazioni. Ma anche senza confini e senza misura», come efficacemente sostenuto da S. E. Mons. Vito Angiuli. Ma se è vero che muore solo chi viene dimenticato, Supersano vuole che Don Tonino resti in vita e il modo migliore per farlo è ricordare: appuntamento al 26 gennaio.
Maura Corrado