di Leonardo Bianchi
GALLIPOLI – La prima giornata dell’Assemblea Nazionale dei centri regionali RS&S si è svolta nella Città Bella, all’interno del Victoria Palace Hotel, alla presenza di importanti esponenti del mondo della ricerca e dell’istruzione. L’obiettivo è quello di fare sistema, costruire una rete di centri che si occupano di istruire e formare persone con un basso livello di istruzione, oppure lavoratori disoccupati da reintrodurre nel mondo del lavoro, avvalendosi della ricerca. La dirigente scolastica CPIA Lecce, Anna Marinella Chezza ha sottolineato l’importanza del confronto e della collaborazione con tutte le realtà del mondo della ricerca e dell’istruzione: università e i Centri di Ricerca lavorano gomito a gomito. I CPIA sono fondamentali per gli adulti, anche stranieri, che non hanno assolto l’obbligo di istruzione e che intendono conseguire il titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione, oppure di quelli in possesso del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione e che intendo conseguire titolo di studio conclusivo del secondo ciclo di istruzione.
Grazie a questi centri si svolgono percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana e i 16enni che non possono frequentare la scuola hanno la possibilità di terminare gli studi. I CPIA erogano anche percorsi formativi di più alto livello.“I Centri provinciali per l’istruzione degli adulti sono una tipologia di istituzione scolastica organizzata per reti territoriali che agiscono su vari livelli – spiega Enrica Tais, dirigente scolastica DGOSV MIUR – Poi, c’è la quella che chiamiamo terza gamba: innovazione e sviluppo, che permette di studiare i modi migliori per ricollocare i frequentanti nella società. I Cpia fanno rete e, nelle relazioni di questa mattina, accanto ai dirigenti scolastici e agli esponenti della ricerca, abbiamo avuto gli esperti dei comitati scientifici. Questa unione di competenze è un elemento essenziale per un’azione efficace per questa nuova tipologia di istituzione scolastica”. “Il nostro paese denuncia un deficit formativo della popolazione adulta: oltre 13 milioni di italiani dai 25 ai 64 anni hanno al massimo la licenza media e il 60 per cento è privo delle competenze di base per una cittadinanza attiva – spiega Sebastian Amelio, dirigente tecnico Coord. Piano Nazionale PAIDeIA –
Questo sistema svolge il compito di innalzare il livello di istruzione, ma si può raggiungere questo obiettivo solo grazie alla ricerca, perché l’utenza adulta è particolare e i percorsi necessitano di assetti organizzativi e didattici molto particolari. E’ già il secondo anno che noi come Ministero abbiamo investito per far nascere in ogni regione un centro di sperimentazione, ricerca e sviluppo, che fosse collegato con le università, un’alleanza strategica tra università e CPIA. Con queste assemblee sviluppiamo gli organi della rete nazionale dei centri di ricerca e ci confrontiamo sulle attività future dei Centri di Ricerca”. La formazione deve essere strettamente collegata ai fabbisogni formativi del territorio: per questo l’attività di ricerca svela il vero fabbisogno delle aziende e permette di conoscere il mondo lavorativo nei minimi particolari. Questo studio consente di modulare l’offerta formativa sulle effettive richieste delle aziende del territorio.
Presente tra i tantissimi relatori istituzionali anche Anna Cammalleri, direttore generale USR (Ufficio Scolastico Regionale) Puglia: “La parola fare sistema equivale alla parola successo in questo campo. Non si può pensare più che ognuno svolga la sue competenze nel circuito istituzionale assegnato. Noi dobbiamo cercare sempre l’altro partner, istituzionale, associativo e di informazione. E’ un’idea di governance: obiettivi comuni e divisione dei compiti in quel contesto. In questo meeting abbiamo i CPIA (centri provinciali per l’istruzione degli adulti) di tutta Italia: fare rete è importante. La capacità strategica è proprio nella ricollocazione di competenze attive, che vengono messe in crisi da un’economia piuttosto instabile, ma anche di tesaurizzare le competenze acquisite e metterle in esposizione. Abbiamo anche un segmento dedicato agli stranieri, che hanno anche loro la necessità di essere titolari di cittadinanza attiva, che consiste nel consegnare loro capacità che possano far crescere tutta la comunità.
Nel concetto del partenariato è importante che l’informazione sviluppi anche l’obiettivo di formazione in senso traslato, perché accrescendo la consapevolezza pubblica e sociale delle strategie che mettiamo in atto è un’azione che dà la possibilità a noi stessi di svolgere in maniera più efficace la nostra azione”. In questo confronto non poteva mancare l’Università del Salento, rappresentata dal professore Salvatore Colazzo: “I CPIA sono un modo per legare in rete diverse istituzioni ed esperienze: il loro obiettivo è quello di aumentare le competenze dei soggetti in formazione per dare loro possibilità di un’occasione di realizzazione mediante il lavoro e conquistando una posizione nella società. Lavorano, dunque, per la loro realizzazione economica, ma anche per renderli cittadini attivi e partecipi. L’Unisalento è attenta all’attività che il CPIA pugliese sta facendo e all’attività di ricerca che è chiamato istituzionalmente svolgere. Dev’essere una ricerca contestualizzata, che nasce da una capacità di analisi minuziosa del territorio e di di individuazione dei bisogni formativi sviluppando un’azione orientativa e relativamente alle aziende e ai soggetti in formazione”.