F.Oli.
GALLIPOLI (Lecce) – Non si arrende la famiglia dell’imprenditore gallipolino Giovanni Mauro. In giornata l’avvocato Vincenzo Capoti ha depositato una nuova opposizione alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sull’omicidio del 69enne residente nella città bella. Per tenere viva la fiammella della speranza su un caso che potrebbe essere archiviato per la seconda volta il legale sarà affiancato dalla criminologa Isabel Martina e dalla psicologa forense di fama nazionale Roberta Bruzzone (due specialiste affiatata e altamente preparate già chiamate a esprimersi su altri casi irrisolti). Saranno affrontati alcuni punti già sottolineati dal gip nella prima ordinanza di archiviazione ma non valorizzati che possono alimentare nuove ipotesi investigative. Dalla consulenza sulle celle telefoniche agganciate nella zona in cui si è consumato l’omicidio di tutte le persone legate alla vittima l’unica agganciata sarebbe quella riconducibile a M.R.P., 46enne di Galllipoli, iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario.
Alle due consulenti sarà invece affidato il compito di tracciare i profili psicologici della vittima e criminologici dell’indagata per rivisitare e valorizzare quegli elementi investigativi ritenuti estremamente labili. La seconda richiesta di archiviazione è stata depositata sulla scorta degli esiti delle indagini suppletive dispose dal giudice per le indagini preliminari Antonia Martalò finite in un vicolo cieco. E’ stata effettuata una consulenza sulla chiave spezzata ritrovata a terra sul luogo dell’omicidio dagli investigatori per rilevare eventuali impronte biologiche oltre ai già citati accertamenti sulle celle telefoniche che agganciavano la parte interna della villa in cui venne, presumibilmente, ucciso l’imprenditore. Gli elementi, però, raccolti non consentono di sostenere l’accusa in giudizio.
Mauro, molto conosciuto a Gallipoli, era il capostipite di una famiglia di imprenditori attivi nel settore dell’estrazione di pietra dalle cave. Il 19 settembre del 2012 un nipote trovò il 69enne ormai agonizzante nella sua abitazione di campagna in contrada “Macchiaforte”. Mauro aveva una profonda ferita in testa provocata, con ogni probabilità, da un oggetto contundente. Dalle tasche, poi, erano stati portati via il cellulare e il portafoglio. L’imprenditore fu immediatamente accompagnato al “Vito Fazzi” dove venne sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Per il successivo aggravarsi delle condizioni di salute, Mauro fu trasferito presso la casa di cura “Villa Verde” dove morì in una calda domenica nel giugno 2013.
Le indagini si concentrarono su M.R.P.. La 45enne, difesa dall’avvocato Pompeo Demitri, si è sempre difesa facendo affidamento ad un alibi rivelatosi granitico. Nel giorno in cui si verificò l’omicidio si trovava al mercato in compagnia della madre. E, nonostante una richiesta di arresto, la donna non è mai finita in manette. Sulla scorta di accertamenti tecnici, testimonianze e consulenze, il pubblico ministero Massimiliano Carducci chiese una prima archiviazione del procedimento perchè a carico della donna “non erano stati raccolti elementi tali da poter sostenere l’accusa in giudizio”. Nella cerchia dei sospettati, successivamente, finirono anche alcuni vicini di casa dell’uomo. Le consulenze sui telefonini, però, non consentirono di avviare accertamenti su una pista alternativa.