di Gaetano Gorgoni
LECCE – “È un enorme piacere avere il professor Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, tra di noi. Da tempo mi ripromettevo di fare un incontro sulla legalità”. Esordisce così il magnifico rettore Vincenzo Zara, nella conferenza stampa di presentazione del nuovo anno accademico dell’Università del Salento. La legalità come fattore culturale, da trasmettere agli studenti e alle nuove generazioni: un elemento fondamentale per far ripartire un paese come l’Italia, dove la corruzione regna in vari settori. Sabino Cassese parte dalla costituzione: bisogna ricominciare da lì, da tutte le leggi non attuate. Ma bisogna cominciare anche a fare ordine in un sistema che privilegia gli azzeccagarbugli: ci sono 200mila leggi da sfoltire, che rendono il diritto sempre più incerto. L’emerito giudice ospite ha raccontato di quando Cossiga gli conferì un incarico e, arrivato a Palazzo Chigi, qualcuno discuteva su quale di dieci leggi andasse applicata al suo caso. Dunque, Costituzione tradita, mai attuata: inoltre, dopo 70 anni di vita e 64 governi, l’instabilità regna sovrana.
“Entriamo in un periodo con un’instabilità pericolosa – spiega Cassese – I partiti erano scuola di democrazia: corriamo il rischio di avere una classe politica sempre più impreparata. Abbiamo bisogno del governo di chi conosce” (cliccate sull’immagine per vedere tutte le interviste ai protagonisti di questa giornata ndr). Tornando alla Costituzione inapplicata, se diamo un’occhiata all’articolo 3, che parla di uguaglianza, ci rendiamo conto di quanto siamo lontani dalla meta: università del nord e del sud non hanno pari opportunità. Ci sono meno soldi e spesso anche meno tecnologia. Nelle università pubbliche ancora molti professori non concedono il servizio della lezione online e non ci si adegua alle possibilità offerte dal web. Ciononostante l’Università del Salento si rimette in corsa: le immatricolazioni aumentano e il bilancio è in ordine, come ci comunica il direttore Emanuele Fidora.
“Possiamo finalmente, sbloccando il turnover, puntare su nuove assunzioni e recuperare quel periodo in cui abbiamo dovuto stringere la cinghia”. Insomma, prospettive rosee anche per il magnifico Vincenzo Zara, che annuncia l’apertura di nuove facoltà: “Terminata l’emorragia, siamo riusciti ad ottenere un bel po’ di immatricolati in più: tanti iscritti ai corsi di laurea triennale. L’obiettivo è di consolidare il dato: siamo passati da 3650 a 4100. Una meta storica”. Un altro asso nella manica che l’Unisalento si gioca per rendere più sicure le casse è quello della nascita di 4 nuove facoltà: se il Ministero darà il via libera a maggio, si potrà partire. Ci sarà, naturalmente, da verificare, poi, se tutte queste facoltà diventeranno un’ulteriore fucina di disoccupati da consegnare ai call center o se i laureati troveranno sbocchi nelle imprese in giro per l’Italia. Questo è uno dei grandi problemi che hanno tutte le università pubbliche: lo sbocco nel mondo del lavoro.
Nella sala congressi del complesso Ecotekne (via per Monteroni) a Lecce, si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Accademico 2017/18 dell’Università del Salento, alla presenza del prof. Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale che per l’occasione ha tenuto una lectio magistralis sul tema della legalità. È stata una cerimonia più originale rispetto alle solite chiacchiere degli anni accademici. Ma non sono mancate le contestazioni. La Link, ad esempio, con striscioni all’esterno ha ricordato al rettore i tanti problemi, anche strutturali, che assillano gli studenti. “Da anni denunciamo problemi strutturali: spazi mancanti, malgestiti, laboratori senza fondi e tanti altri guai – ci spiegano gli studenti della Link – L’inaugurazione si riduce alla retorica autocelebrativa di una università che va perdendo giorno dopo giorno il suo senso di partecipazione, di formazione e di ricerca, perseguendo una direzione di logica aziendale di entrate e uscite.
Noi crediamo nella necessità di un dibattito sullo stato dell’Università pubblica, che ci riporta in primo luogo a riflettere sul definanziamento progressivo dell’Università italiana a partire dagli anni novanta e i continui tagli negli Atenei; su un sistema di valutazione Anvur imposto dall’alto basato su criteri di distribuzione pretestuosi il cui unico scopo è quello di indebolire i poli di ricerca soprattutto del Sud; sulla continua precarizzazione della ricerca e su un diritto allo studio non sempre garantito in modo organico. “Non possiamo ignorare e dimenticare gli ingenti tagli che nel corso dell’ultimo triennio hanno portato il nostro ateneo a ridurre cospicuamente ogni singola voce di spesa, mettendo spesso a rischio l’erogazione dei servizi essenziali. – dichiara Rosanna Carrieri, coordinatrice di Link Lecce – Tagli che hanno bloccato gli interventi per la manutenzione degli spazi, andando ad aggravare i problemi strutturali già esistenti e che abbiamo più volte denunciato negli scorsi mesi”.