LECCE – Il Consiglio comunale della resa dei conti si terrà il 29 marzo, alle 10: in Aula arriverà il bilancio e in quell’occasione dovranno venire allo scoperto anche i consiglieri che decideranno di dare l’appoggio esterno. Il guaio, che ha lasciato perplessi anche alcuni uomini vicini al vicesindaco, è che Salvemini imponendo un patto fino al 2020 per chi vorrà supportarlo nel centrodestra, metterà in enorme difficoltà chi dovesse firmare. Altra cosa sarebbe stata un appoggio al momento del bilancio, senza firme. Una firma su un progetto di centrosinistra significa condannare chi lo fa a giocarsi per sempre i rapporti con la sua coalizione. Se dovesse farlo il gruppo di Grande Lecce, in automatico significherebbe essere fuori dalla coalizione per correre alle prossime elezioni con Delli Noci (l’autore della disfatta di Perrone e compagni, che era stato un fedele alleato fino a pochi mesi prima). Così l’ombra del commissariamento continua ad addensarsi sulla città. Nonostante dietro le quinte qualcuno sia convinto che in molti voteranno per il bilancio di Salvemini, la situazione si sta ingarbugliando pesantemente e il dialogo tra le due fazioni in Consiglio sembra mancare del tutto.
“Si parla bene e si razzola male – attacca Angelo Tondo, capogruppo di Direzione Italia – Il centro-sinistra fa finta di ricercare il dialogo per il bene della città ma sostanzialmente vuole solo l’appiattimento di qualche consigliere comunale sul programma del centrosinistra”. Critico anche Bernardo Monticelli Cuggiò di Lecce Città del Mondo – Benché si fosse concordato per oggi la conferenza dei Capigruppo che avrebbe dovuto decidere la data del consiglio comunale, ovviamente prima dell’approvazione del bilancio, per discutere sulle linee programmatiche alla luce della sentenza del Consiglio di Stato, inopinatamente e in spregio a qualsivoglia rapporto di correttezza e lealtá istituzionale, si è registrata una ferma resistenza, invocando cavilli privi di pregio. È di tutta evidenza che si intende evitare qualsivoglia ipotesi di dialogo nell’interesse della comunità, mortificando le funzioni del consiglio Comunale dove si celebrano i momenti più alti della democrazia. Non possiamo che prenderne atto ma la responsabilità di un eventuale fallimento, che penalizzerebbe la città e i cittadini, sarà di altri”. Più che aria di dialogo c’è aria di guerra.