F.Oli.
CORIGLIANO D’OTRANTO (Lecce) – Rimarrà senza un colpevole il processo sull’incidente occorso ad una lavapiatti di un ristorante di Corigliano d’Otranto rimasta ferita con ustioni su tutto il corpo di secondo e di terzo grado. Il giudice monocratico della prima sezione penale Alessandra Sermarini ha infatti assolto con la formula più ampia (perchè il fatto non sussiste) il ristoratore V.P., 58enne di Corigliano d’Otranto, accusato di lesioni personali colpose gravissime e inosservanza delle norme di sicurezza sul posto di lavoro.
L’incidente sul posto di lavoro risale al 19 ottobre del 2014. C.D., 32enne di Corigliano d’Otranto, svolgeva l’attività di aiuto cuoca. La giovane stava versando sul caminetto per l’accensione del fuoco per gli arrosti un certo quantitativo di alcol etilico denaturato a novanta gradi. La dipendente avrebbe prelevato la sostanza da una tanica di cinque litri “che non può essere utilizzato dai lavoratori” così come scriveva il pubblico ministero Paola Guglielmi nell’avviso di conclusione. Si sarebbe così sprigionato un incendio propagatosi sugli indumenti della giovane e sugli arredi di un locale attiguo.
Il rogo non sarebbe stato domato in tempo per la mancanza di estintori e le fiamme avrebbero investito il corpo della giovane. C.D. subì anche limitazioni nella funzionalità della spalla. Per il pubblico ministero le lesioni sarebbero state causate “per negligenza, imperizia, imprudenza e inosservanza delle norme di sicurezza sul lavoro” del titolare del ristorante finito sotto processo. In attesa del deposito delle motivazioni (previste per i prossimi 90 giorni) è verosimile ritenere che il Tribunale abbia aderito al nuovo orientamento giurisprudenziale in materia passato da un modello di assoluta responsabilità del datore di lavoro ad un modello di corresponsabilità dei lavoratori che partecipa alla vita dell’azienda assumendosi i rischi delle sue azioni.
In particolare l’articolo 20 della legge 81 del 2008 fa espressamente divieto di compiere azioni possano mettere a repentaglio la propria incolumità e quella dei lavoratori. Nel caso di specie, è prevedibile ritenere che il Tribunale ha considerato il gesto della vittima assolutamente sconsiderato rispetto alle mansioni che non prevedeva di avvicinarsi al fuoco con un’azione (prendere una tanica con cinque litri di alcol) che il datore di lavoro non poteva prevedere. Inoltre, come evidenziato dall’avvocato Alessandro Caggia, non ci sarebbe alcun nesso di casualità tra le lesioni e la mancanza dell’estintore perchè le ustioni sono state istantanee. La persona offesa si era costituita parte civile con l’avvocato Selene Mariano mentre i genitori con il collega Ugo Portaluri.