F.Oli.
SURBO-CAVALLINO (Lecce) – Un’unica pista per la duplice intimidazione tra il pomeriggio e la tarda serata di martedì prima a Surbo e poi a Cavallino. Un unico fascicolo su un botta e risposta in poche ore su cui indaga il sostituto procuratore della Dda Valeria Farina Valaori. Le indagini, dunque, battono la pista della criminalità organizzata. Al lavoro gli agenti della Squadra mobile insieme ai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Lecce e ai colleghi della stazione di Cavallino. Si parte da un primo elemento investigativo acquisito: il calibro di pistola utilizzato per le due intimidazioni sarebbe lo stesso. Così come i colpi esplosi.
La prima sparatoria si è consumata nel primo pomeriggio quando sei proiettili hanno crivellato l’auto (una Citroen) di un’insegnante parcheggiata al momento sbagliato nel luogo meno indicato. Secondo gli investigatori una delle piste più battute è che il vero obiettivo fosse un esponente della criminalità del posto imparentato con i titolari di un bar che sorge nelle immediate vicinanze in cui si è consumata la sparatoria. La seconda pista (più sfumata) conduce ad un nucleo di parenti di un commerciante di Surbo minacciato nei giorni scorsi da gente che ha promesso di tornare a trovarlo. Un fatto chiacchierato in paese tanto da diventare oggetto di discussione nei luoghi di ritrovo. La seconda visita sarebbe stata ancora più cruenta con quei sei proiettili sparati in pieno giorno.
Ore dopo un’altra intimidazione. Nella tarda serata è stata danneggiata con altrettanti proiettili e dello stesso calibro la porta a vetri dell’agenzia di pompe funebri “La Sfinge” a Cavallino. Gestita da una famiglia al di sopra di ogni sospetto le indagini si stanno indirizzando sul personale. Su quello assunto dalle agenzie interinali per brevi periodi. Lì potrebbe esserci un collegamento con quanto accaduto a Surbo per un botta e risposta della malavita consumato nella stessa giornata.