Sicuramente non sarebbe stata un “fiasco” la Fiat 130 berlina che la dirigenza di Corso Marconi presentò nel marzo del 1969 al pubblico internazionale.
Sicuramente con una veste elegante, snella ed armoniosa che la Pininfarina realizzò solo cinque anni più tardi le cose avrebbero preso un’altra piega.
Perché..alla fine…Sergio Pininfarina si limitò ad inserire nell’abitacolo della Fiat 130 Coupe, da lui presentata nel 1971, un corpo vettura a quattro porte.
I visitatori al Salone di Parigi del 1974 attribuirono alla proposta, one off, della Fiat 130 Coupe Opera (se cosi la possiamo per una attimo chiamare) la “palma” della vettura più elegante della rassegna motoristica.
Una 130 Coupè con le sembianze di una berlina con quattro porte (comode) e il tetto leggermente più alto; questi gli ingredienti della berlina che avrebbe rimpiazzato la obsoleta 130 berlina del 1969. Putroppo la Fiat non volle percepire la proposta e la vettura rimase solo una esercizio di stile .
Al Salone dell’automobile di Ginevra del 1969 debuttò la Fiat 130 berlina, ma la accoglienza fu subito tiepida. Di linea massiccia e sovraccarica di orpelli decorativi la macchina non riscosse i favori della clientela anche a causa dei suoi 140 CV che apparvero inadeguati ad animare una vettura con un peso a pieno carico di quasi due tonnellate. Si era ritenuto ai piani alti della dirigenza Fiat che fossero ormai maturi i tempi per scendere in campo con una vettura di alta gamma nella quale trovassero espressione le piu avanzate tecniche progettuali in campo meccanico e stilistico. A tale analisi si aggiunse la convinzione che il motore V6 Dino Ferrari fosse l’ideale per una automobile di quella categoria. Ma la Fiat 130 Berlina ebbe vita difficile fin da subito tra anni di ritardi, battute di arresto e ripensamenti vari;che quando giunse al momento del debutto nel 1969 a Ginevra risultava gia una vettura obsoleta e vecchia.
Il motore venne potenziato di 10 CV quasi immediatamente per poi essere sostituito due anni dopo da un 3200 cc , da 165 CV, anziche 2800 cc da 140 CV.Comunemente si crede che questo motore sia derivato dal “V6 Dino” della Ferrari, invece un confronto dimostra come tra i due propulsori non ci sia parentela tecnica: sul V6 Dino le bancate formano un angolo di 65°, con camere di combustione emisferiche, valvole inclinate e doppio albero a camme per bancata (successivamente, versione a quattro valvole per cilindro). Sul motore Fiat 130, angolo di 60° tra le bancate, camere di combustione tronco-coniche e valvole in linea mosse direttamente da un albero a camme, inoltre alesaggio notevolmente superiore alla corsa.
Il colpo di grazia lo ebbe, nel 1974 con la presetazione della Fiat 130 Coupe Pininfarina che polarizzo l’attenzione .
La conferma di quanto la 130 Coupe avesse superato la versione berlina sia per il pubblico che per la stessa dirigenza Fiat venne dalla decisione di adottare sull’edizione della berlina aggiornata con motore 3200 cc l’intero gruppo plancia console centrale concepito per il modello sportivo.
Il modello “130 Opera” esposto come prototipo al salone di Parigi del 1974 suscito commenti entusiasti dei visitatori. Tutti auspicavano che fosse quella la nuova ammiraglia Fiat, al posto della “antiquata” 130. Cosi non fu. La “130 Opera” rimase esemplare unico tanto da diventare la vettura personale di Sergio Pininfarina.